Studio, ricerca e perfezionamento sul mondo delle Arti Marziali e del Combattimento
"ARTE": nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.
"MARZIALE": relativo a Marte, dio della Guerra; tutto ciò che riguarda la guerra.



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venerdì 1 gennaio 2016

Corso Estivo Intensivo 2015 con il Maestro Valerio Zadra

Anche quest'anno, come ogni anno, a Zovencedo in provincia di Vicenza, il Maestro Valerio Zadra ha tenuto il Corso Estivo Intensivo di 10 giorni: rigorosamente dal 1 al 10 agosto.
Potrei star qui a descrivere in maniera tecnica ed approfondita le fasi del corso, il significato spirituale e filosofico dell'esperienza, ecc ecc...
Invece vi riporto la mia semplice esperienza, descritta nel più semplice dei modi, come l'ho vissuta in prima persona e come ne sono uscito.

1° giorno
Sabato: lavoriamo solo il pomeriggio.
Arriviamo a casa del Maestro a Zovencedo con un cielo che minaccia il classico temporalone estivo.
Il primo pensiero è stato: "meno male che non c'è il sole altrimenti sarà da morire!".
Dopo aver salutato nuovi e vecchi compagni di allenamento, facciamo un piccolo briefing col Maestro per l'organizzazione del corso e la vita di gruppo in casa; gli allievi che vogliono possono fermarsi a dormire a casa del Maestro che mette a disposizione alcuni letti, possono inoltre utilizzare la cucina per farsi da mangiare a pranzo e a sera.

Usciamo all'aperto. Siamo in 6: in quattro lavoriamo a mani nude, Alessandro si ferma solo qualche giorno e quindi studia le danze sacre, il sesto, Nicola, per lui questo è il terzo anno di corso intensivo, studia le armi bianche corte.
Prima di tutto un po' di corsa, rafforzamento con flessioni e addominali e concludiamo con un po' di stretching.
Principianti o esperti, oggi si parte con la posizione di base.
Essendo il corso istruttori base, si studiano e si approfondiscono le basi del Taran Devak partendo appunto dalla posizione.
Siamo tutti allievi e praticanti ormai da parecchio tempo per cui il Maestro può permettersi di velocizzare e di non soffermarsi molto ogni singola tecnica studiata: questo è un bene per noi e lo vedrete più avanti.

Dopo qualche ora passiamo agli spostamenti, punto fondamentale dell'Arte (ma questo ve lo spiegherò in un altro post), ed inizia a piovere; poco importa, tanto eravamo già fradici di sudore.
Su quella terrazza di cemento grezzo lasciamo buona parte delle suole delle scarpe imparando a ruotare, avanzare e schivare, unico sollievo è appunto la pioggia che intanto si è fatta più fitta e le gocce sempre più forti iniziano quasi a far male sulla faccia.
Dopo tre orette arrivano "i 5 minuti di pausa". Impossibile descrivere la sensazioni di sedersi e rilassarsi in questi minuti, mentre i muscoli ancora pulsano e la testa inizia a dare i primi segni di affaticamento.

"Avanti, al lavoro" ci incita il Maestro.
"Dai che mancano solo due ore" quasi ci azzardiamo a pensare, "che per caso non ci senta il Maestro".
Iniziamo il lavoro in coppia: spostamenti col bastone.
I Krabi sono l'equivalente delle nostre sciabole militari, fine e lunghe. Per gli fare questo tipo di lavoro in coppia le utilizziamo di Rattan: legno di giunco.
L'unico problema è che vengono utilizzate come una frusta per cui, se non siamo veloci, esplodono in un rumore secco, come uno schiaffo, sul nostro corpo.
Lividi e gonfiori ci accompagneranno per i prossimi giorni dovuti appunto alla nostra incapacità di muoverci rapidamente per non essere raggiunti dai fendenti. Sono le "botte educative" come le chiama il Maestro: a livello inconscio insegnano al corpo cosa fare per non star male, un pò come quando si tocca il fuoco.

Continuiamo così fino a sera e dopo 5 ore di pioggia misto sudore e lividi la giornata si conclude.
Torniamo a casa (Nicola ed io) mentre gli altri dormono a casa del Maestro.

Mezzoretta di macchina, porto fuori il cane e gioco un pò con lei, doccia veloce e metto su la cena sognando il letto.
La notte dormo come un sasso e la sveglia arriva presto: alle 7:00 devo essere a Zovencedo.

2° giorno
"Ok dai, è il secondo giorno, ieri 5 ore sono passate in fretta, oggi andrà sicuramente meglio"
Bisogna sempre partire positivi...
Da oggi gli allenamenti si svolgeranno al campo da calcetto/pallavolo di Zovencedo: terreno perfetto per consumare la suola delle scarpe durante gli spostamenti e i gomiti quando cadiamo per terra.
La temperatura è accettabile, i 21 gradi e l'arietta fresca mentre appoggiamo l'attrezzatura lungo la parete di confine fanno drizzare i peli sulle braccia. Il cielo è ancora nuvoloso, speriamo che duri.

Partiamo con una corsetta leggera, le solite tecniche di rafforzamento e il nostro stretching.
Le mattine sono dedicate al ripasso del programma svolto nei giorni precedenti. Ogni giorno un allievo si dedica a pianificare lo svolgimento della giornata decidendo cosa fare e quanto tempo dovremo dedicare ad ogni singola attività. Questo ci permette di imparare a gestire la lezione che eventualmente andremo svolgere con la qualifica di istruttore una volta passato l'esame e aperto dei corsi nostri. Ovviamente il Maestro ci controlla sempre e tiene conto anche di questo nella valutazione finale.
Per qui oggi spostamenti fino all'ora di pranzo fortunatamente con le nuvole in cielo che ci riparano dal torrido sole di agosto.

Montiamo in auto e ci spostiamo a casa del Maestro dove i ragazzi accendono i fuochi in cucina per prepararsi il pranzo ma prima di tutto si levano la divisa fradicia e la stendono al sole ad asciugare.
Io trovo sollievo sedendomi sul pianerottolo delle scale: la vista dei monti verdi di fronte e l'arietta fresca che arriva mi rilassano e mi tolgono la stanchezza.
Nonostante i miei compagni insistano perchè mi sieda con loro, questo posto diventerà il mio tavolo da pranzo per i prossimi 8 giorni.
Li non penso a niente, il mio sguardo si perde nel verde degli alberi e la testa si svuota mentre mastico piano l'insalata di riso.

Il sabato mattina prima di iniziare il corso ho fatto una bella pentola di riso che condirò con un condi-riso e qualche altra verdurina sottolio aggiunta. Il mio pranzo poi si conclude con un pacchetto di cracker integrali e due cucchiaini di malto d'orzo liquido per recuperare gli zuccheri.
Le merende a metà mattina e a metà pomeriggio invece, sono a base di integratori comprati nel supermercato vicino casa.
Pranzo veloce e, mentre gli altri stanno ancora finendo, mi sdraio sul divano letto del soggiorno e dormo una mezzoretta.

Il pomeriggio iniziamo a lavorare sulle tecniche base: pugni, gomiti, calci e ginocchia.
Prima a vuoto e poi sui colpitori.
Sempre più forte, sempre più potenti, le spalle bruciano e i quadricipiti tirano.
"Su la guardia"
"ish"
"più forte"
"ish"
"ruota quel piede"
"ish"
"il doppio" 
ripetuti all'infinito come un mantra
"ish"
"ish"
"ish"

I gomiti sbucciati dal rafforzamento della mattina bruciano con l'aiuto del sudore a contatto dei pao; il sangue che scende e li macchia è l'ultimo dei nostri pensieri.
La sera arriva in fretta: macchina, casa, cane, cena, doccia e letto.

3° giorno
Alessandro è dovuto ripartire per tornare a casa e a noi spetta una bella sorpresa: al campetto ci aspetta Rossana, istruttrice di Taran Devak che mi ha insegnato per quasi due anni alla scuola di Pozzolo; terrore di tutti noi per il suo allenamento durissimo e massacrante.
Questa mattina passiamo le prime due ore ad apprendere metodi ed esercizi di preparazione fisica, cardio-muscolari e stretching.
Siamo stanchi, la notte nessuno ha dormito: mentre la testa voleva riposare il corpo era ancora in fase allenamento e spesso ci risvegliavamo a causa di qualche pugno o calcio involontario.
Oggi sarà durissima......nessuna nuvola: sole.
Fino alle 10 l'ombra delle case dietro ci salva poi un pò alla volta la pelle inizia a bruciare e sudiamo il doppio. Cominciamo a dare i primi segni di cedimento: la nostra parte razionale è sul chi va la e ci intima di fermarci prima che sia troppo tardi ma siamo guerrieri o comunque siamo qui per diventarlo, per cui andiamo avanti.
Durante l'esecuzione di una tecnica Giò (così soprannominato dal gruppo) allunga un po' troppo la gamba e si stira l'inguine: inizia il suo calvario.
Ci facciamo forza a vicenda, se non fossimo una squadra ed un gruppo compatto avremmo già abbandonato.
Gli consigliamo di fermarsi ma lui vuole continuare, vuole finire il corso e vuole dare l'esame.
Purtroppo questo gli risulterà fatale.

Pranzo e riposino.

Arriviamo al campetto, neanche una nuvola, il sole delle 14 ci fa bollire la testa.
Fortunatamente Valeria, la figlia del Maestro ci suggerisce di spostarci dietro la sala comunale sulla piazza del paese: per tutto il pomeriggio abbiamo a disposizione 4 metri di ombra che ci salveranno la vita.
Ci spostiamo li e iniziamo con lo studio delle tecniche.
La testa non mi risponde più e dopo la prima proiezione inizia a girare.
Nausea, vertigini, voglio andare a casa, sono stufo e non ho più voglia.
Ma siamo li, tutti, e stiamo tutti male: si va avanti.
Ogni tecnca è sempre più difficile, ogni volta che cado a terra mi serve qualche secondo per riprendermi e non vomitare.
In qualche modo arrivo a sera ma oggi non ho fatto niente o comunque ho imparato poco.
La parte di cervello razionale prende il sopravvento: sono distrutto...voglio andare a casa e dormire per un giorno intero.

Prima di salutarci riferisco al Maestro che non ce la faccio più, che ho intenzione di fare il corso per imparare e non per stare male, i ritmi sono troppo duri per me e se sto già male al terzo giorno, non credo proprio che arriverò alla fine.
Il Maestro ci rimane molto male e cerca di risollevarmi il morale, molto più mal ridotto del mio corpo.
I miei compagni mi sono vicini e mi danno forza; non so proprio cosa fare e soprattutto non so se ce la farò.

Alla fine vado a casa al telefono con la mia famiglia, tutti cercano di tirarmi su e di incoraggiarmi.
Mangio, pastiglietta di Tacchipirina, doccia e letto, Intanto alla sera arriva qualche messaggio dal Maestro e dai ragazzi.
Suona la sveglia alle 5:30 e rotolo nel letto per un quarto d'ora cercando le motivazioni per alzarmi.
Altra pastiglietta di Tacchipirina (come consigliatomi dal Maestro) e monto in macchina.

4°giorno

Come sempre arrivo al campetto 5 minuti prima degli altri: mi godo l'arietta fresca mentre faccio un pò di stretching.
Le Tacchipirine hanno fatto effetto: sono riuscito a dormire e riposare, e va già un pò meglio.
Sono tutti contenti di vedermi anche se purtroppo Giò non riesce nemmeno a camminare ma arriva lo stesso al campetto e trascorre la mattinata imparando e provando esercizi di visualizzazione con l'assistenza del Maestro Valerio.
Il Maestro mi dice di non sforzare molto oggi per non avere una ricaduta e io seguo volentieri il suo consiglio.
La mattinata è dura: siamo tutti stanchi e anche da parte degli altri miei compagni iniziano ad arrivare i primi segni di cedimento. La concentrazione vacilla mentre facciamo gli spostamenti col bastone e le gambe iniziano a cedere mentre i calci colpiscono i pao.
Poi passiamo al ripasso delle tecniche in coppia: ci spostiamo sotto gli alberi nel parco.
Ormai abbiamo formato le coppie fisse distribuendoci per peso: Denis ed io, Olaf e Giovanni.

Pranzo, tacchipirina x me e oki per Giò, poi si riposa una mezzora.

Nel pomeriggio ci raggiunge Marco che starà con noi tutti i pomeriggio e farà coppia con Nicola per studiare il programma di armi corte.
Il resto della giornata passa nella solita maniera: il Maestro ci fa vedere le nuove tecniche, noi le proviamo e poi le trascriviamo. Succhi di frutta, acqua + polase e barrette energetiche ci accompagnano per tutti il giorno; i muscoli ringraziano ma il fegato è in lacrime.
Giò è messo male, fa fatica a camminare, ogni movimento è un coltello piantato nella gamba.
Fa quello che riesce.


5° giorno

Giò è ancora KO per cui ci alterniamo fra noi tre.
Nonostante continuiamo ad insistere, lui vuole provare le tecniche finchè non scoppiamo: Olaf che non vuole fargli male durante l'esecuzione delle tecniche, ne prova una con noi ma Giò si offende credendo che Olaf non voglia più allenarsi con lui. Purtroppo la testa è stanca il fisico ancora di più  e ogni situazione crea delle tensioni incredibili all'interno del gruppo.
Riusciamo a chiarirci e il pomeriggio lo passiamo a ripassare.

Il pomeriggio studiamo le tecniche e Giò si sforza di provare.
Ma gli risulta molto difficile e anche Olaf ne risente perchè non riesce ad eseguire le tecniche al meglio per non far ancora più male a Giò: il morale è sempre più a terra.


I prossimi giorni trascorrono alla solita maniera: la mattina è una disperazione per il fisico, il pomeriggio è una disperazione per la testa.
C'è da dire una cosa però, siamo entrati in uno stato mentale in cui il corpo è in modalità supereroe per cui cadiamo e ci alziamo come dei robot, senza provare dolore e senza più lamentarci. Non sentiamo più la fatica dei primi giorni, la testa ormai è in Trip e continuiamo per inerzia.
E' una sensazione strana, difficile da spiegare.
Da quando abbiamo superato le crisi, il corpo e la mente hanno cambiato le priorità e hanno abbandonato la razionalità.
Ora dobbiamo arrivare fino alla fine.
Concludere il corso per me e superare l'esame per gli altri.

9° giorno

Oggi Giò ci abbandona, torna a casa.
Non riesce a muoversi nonostante gli antidolorifici e gli antinfiammatori.
Il Maestro lo accompagna alla stazione del treno a Vicenza.
Noi passiamo la mattina a ripassare, cerchiamo di utilizzare la giornata per recuperare un pò di energie in modo che domani Olaf e Denis riescano ad affrontare l'esame al meglio.
Non darò l'esame domani, per cui cerco di seguire al meglio i miei compagni ed avendo una preoccupazione in meno riesco a correggerli e a rimanere più concentrato per aiutarli.


L'esame

E' arrivato il giorno tanto temuto.
Ritrovo in piazza a Zovencedo per poi spostarci alle vecchie cave sopra la collina.
C'è un bel pò di gente che è venuta ad assistere: praticanti, non praticanti, istruttori, parenti e amici.
I ragazzi sono tesi, si nota un pò di insicurezza ed agitazione.
Il primo ad iniziare è Marco che da l'esame per il secondo Khandam.
Inizia per primo perchè poi deve andare a lavorare e comunque il suo esame non dura più di un'ora e mezza.
Poi entrano Denis e Olaf.
Cominciano con gli spostamenti e qui esplode l'agitazione: entrambi sbagliano quasi subito alcuni spostamenti ed il Maestro scherzosamente segna ed entrambi con la penna la "S" di sinistra sulla mano.
Da li in poi tutto fila liscio: tecniche a vuoto, tecniche sui Pao e tecniche in coppia si susseguono tenendo noi "spettatori" con gli occhi incollati.

Durante una proiezione Olaf cade male e il braccio, già infortunato da anni, si infiamma non poco. Gli diamo una bustina di antiinfiammatorio con un sorso d'acqua che, a pensarci adesso, potrebbe essere una cosa distruttiva visto che dopo quasi 4 ore di esame senza bere il corpo assorbe qualsiasi cosa e potrebbe entrargli in circolo velocemente mandandolo in Trip.
Concludono le tecniche in coppia, Ram Muay e poi è ora di combattere.
La danza è bellissima, i ragazzi sono concentrati.
La respirazione ed i muovimenti lenti preparano gli atleti al combattimento.
Gli facciamo indossare le protezioni e iniziano i round di striking: tutto è permesso, a parte i morsi ma solo perchè sul caschetto c'è la griglia.
E' una bella battaglia e si vedono dei bellissimi scambi di colpi. Ogni tanto i ragazzi finiscono a terra e proseguono li la lotta.
Nonostante la stanchezza e lo sfinimento riusciamo a vedere delle belle tecniche pulite, scambi veloci.
Via le protezioni: si passa al Brigghar.
Lotta celtica a mani nude, niente colpi, solo prese, leve, strangolamenti e chiavi: i ragazzi rotolano sul duro della roccia incuranti delle botte.

Finita.

Ragazzi avete cocluso la battaglia e ne siete usciti vincitori.

Alla fine sfiniti restano sdraiati al suolo mentre il Maestro li annaffia con una bottiglia di acqua ghiacciata.
L'esame è andato molto bene, entrambi usciti con 8/10: istruttori.
La felicità si vede sugli occhi di tutti ed esplode in lacrime ed abbracci.

Raccogliamo tutto e ci avviamo a casa del Maestro dove ci aspetta l'ultima tappa di questa giornata: il Way Kru il rito per cui i guerrieri stringono fra di loro un patto di fratellanza dentro e fuori la palestra, a casa o durante la battaglia.
L'incenso, le preghiere, l'unguento sulla fronte e il liquore bevuto assieme dalla stessa coppa fanno recuperare le forze a Denis e a Olaf e fanno rafforzare ancora di più il legame che abbiamo stretto in questi 10 giorni anche con i ragazzi presenti che hanno affrontato l'esame gli anni precedenti.

Ora manco solo io: dovrò aspettare ancora qualche settimana per decidermi e parlare ancora un pò con i miei compagni.
Decido che sarà in dicembre.
Nell'annunciarlo ai ragazzi ricevo commenti di approvazione.
Il nostro Maestro ne è entusiasta e anche le persone a me vicine.
Il giorno tanto atteso alla fine arriva in anticipo: l'ultima domenica di novembre.
Da agosto ad ora ho continuato ad allenarmi in palestra e con i miei compagni, soprattutto con Olaf che si è reso disponibile per farmi da partner anche durante l'esame.

Ci saranno 8 gradi alla cava, ma l'umifdità che ci circonda ne fa percepire parecchi di meno.
Il pavimento di dura roccia e scivoloso e le scarpe non fanno molta presa mentre proviamo la tenuta.
Togliamo un pò di foglie marce dal campo d'azione in modo da evitare i rischi, un pò di stretching e riscaldamento mentre il Maestro prepara le carte e siamo pronti a partire.
Il Maestro chiama Olaf al suo fianco e gli chiede di dare il comando per gli spostamenti di base molto che eseguo con qualche incertezza dovuta alle condizioni del pavimento.
Subito dopo Olaf impugna il Krabi e si posiziona di fronte a me per farmi fare gli spostamenti in coppia: anche qui il pavimento non mi è amico.
Passo quasi subito alle tecniche a vuoto e per agevolarmi il Maestro mi fa spostare su una parte della cava in cui ci sono delle fogli secche, erba e terra che aumentano il grip delle scarpe.
Fortunatamente grazie a questo espediente riesco ad eseguire calci e ginocchiate nel lmigliore dei modi senza scivolare o perdere l'equilibrio.
Olaf impugna i Pao e inizimo il lavoro di potenza: mentre lancio i pugni e i gomiti mi vengono in mente i mantra del Maestro: "il doppio, il doppio", "più forte, più forte", "ish, ish, ish".
Arrivato a metà dei calci le gambe iniziano a tremare ma il pensiero che i miei compagni erano qui ad agosto mi fa dimenticare la fatica e mi fa andare avanti con più convinzione.
Giù i Pao e iniziole tecniche in coppia partendo dalle difese da Pugno.
Dopo mesi di ripasso le filastrocche ormai mi escono dalle orecchie per cui non ho problemi sulla successione delle tecniche.
Ogni tanto mi blocco perchè la stanchezza mi annebbia la mente ma parto subito dopo deciso.
Pugni e clinch con Olaf mentre Denis lo sostituisce per i calci e la lotta.
Le 120 tecniche si susseguono con qualche secondo di sosta tra una e l'altra soprattutto perchè il fisico inizia a cedere e la testa fa un pò di confusione.
Dopo quasi 3 ore ho concludo il lavoro in coppia.

Il Maestro mi fa indossare il Mong Kol per il Ram Muay e con le mani giunte in preghiera che fanno da ponte appoggiandosi tra la mia fronte e la sua, recita alcuni mantra.
Mi inginocchio per iniziare e durante i 3 saluti al Buddha, al Dharma e al Sangha le 3 ore precedenti spariscono: la mente sembra essersi ripresa del tutto e il corpo risponde bene.
Eseguo la danza molto bene, sono molto contento di come è riuscita.
Olaf intanto inizia ad indossare le protezioni per combattere con me.

Ora è "il momento della verità" si combatte.
Di fronte ho un avversario davvero difficile da affrontare: Olaf, più di 20 kg di differenza di peso, colpi potenti e pesanti, molta più esperienza di me nel combattimento.
E' molto tempo che non combatto seriamente e purtroppo ne risentirò parecchio, i colpi entrano e sono devastanti, la griglia del caschetto toglie una buona parte di visuale, ogni pugno che entra gira il caschetto e mi acceca, le gambe non tengono più e il morale continua ad abbassarsi ad ogni colpo che incasso.

Vorrei togliermi i guanti e andare a casa.
Il Maestro mi incita a colpire Olaf, quando sono a terra sfinito i miei amici attorno mi urlano incoraggiamenti e fanno il tifo. Il fiato è finito da un pezzo e la mente se ne sta andando.
Qualche colpo riesco a portarlo a segno ma la superiorità di Olaf è netta.
Togliamo le protezioni e passiamo alla lotta.
Niente striking, solo grappling, sempre con Olaf: sono in svantaggio ma alla fine è combattendo con i più forti che si migliora.
I primi minuti passano veloci mentre le braccia si muovono come serpenti attorno al collo e alle braccia avversarie.
Ogni volta che però finisco al suolo il peso del mio avversario mi schiaccia e non riesco più a muovermi anche perchè non ho più forze. Le braccia sono stanchissime e non riesco ad afferrare, le gambe sono molli e non riesco a far leva per girarmi.
D'un tratto finisce tutto e finalmente respiro.
Resto al suolo guardando il cielo e scoppio a piangere, come i miei compagni ad agosto.
Sembra impossibile, è finita.

Abbracci, pacche sulle spalle, strette di mano, non mi sembra neanche vero.
Restiamo a chiacchierare ancora un pò e poi iniziamo ad avviarci.

Finalmente anch'io ho superato questo tremendo esame che suscita in tutti quelli che ne sentono parlare brividi e pelle d'oca; ma è solo un piccolo traguardo nel mondo delle Arti Marziali, il cammino che ci aspetta è ancora lungo: la cintura nera ed il diploma di istruttore servono a poco in questo momento, quello che conta è che io, assieme ai miei compagni ho concluso questa grande sfida.

Grazie Maestro Zadra per averci accompagnati lungo questo cammino.
Grazie Nicola, Olaf, Denis, Alessandro e Daniele per avermi aiutato a superare questa prova.
Grazie alla mia famiglia per avermi incitato e spronato a continuare.

Tutto questo è Krabi Krabong.
Tutto questo è Taran Devak.