Studio, ricerca e perfezionamento sul mondo delle Arti Marziali e del Combattimento
"ARTE": nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.
"MARZIALE": relativo a Marte, dio della Guerra; tutto ciò che riguarda la guerra.



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giovedì 19 maggio 2016

Perchè una nuova scuola?

Nel mio paese, o comunque nel raggio di 10 km, ci sono una ventina di palestre che offrono corsi di Arti Marziali.
Dunque, iniziamo a porci domande:
1 - Perchè aprire un'altra scuola?
2 - Perchè creare un altro corso?
3 - Cosa facciamo noi di diverso da quelli che ci circondano?

Per rispondere a queste domande dobbiamo porcene un'altra, la più semplice, quella che la maggior parte degli artisti marziali non si pone mai: cosa sono le Arti Marziali?
Le risposte sono molte, varie e soprattutto sono tutte giuste e valide ma di solito la gente risponde in base a ciò che cerca (sacralità, difesa personale, meditazione, combattimento, conoscenza dell'IO o del Sè, ecc)
Noi siamo andati all'origine vera e propria delle Arti Marziali. Ponendoci un'altra domanda ancora: perchè sono nate le Arti Marziali?
In questo caso la risposta è solo una: per difendere noi stessi o le persone o le cose che ci stanno a cuore. E qui iniziamo a dare risposte.

1 - Perchè aprire un'altra scuola?
La nostra scuola è nata per riscoprire il significato primordiale delle Arti Marziali, ciò da cui tutto ha avuto inizio.
2 - Perchè creare un altro corso?
Abbiamo deciso di essere indipendenti per poterci gestire nel migliore dei modi per crescere assieme ma soprattutto per evolvere.
3 - Cosa facciamo noi di diverso da quelli che ci circondano?
Evolviamo.

Vorrei affrontare questi argomenti anticipando che veniamo tutti da anni di pratica di Arti Marziali Tradizionali e di Sport da Combattimento, per cui conosciamo bene entrambi i mondi e ci sentiamo in dovere di precisare che sono entrambe pratiche eccellenti, utilissime e consigliatissime.

Ora approfondiamo bene il tutto.
Attorno a noi troviamo Scuole di Arti Marziali Tradizionali (Wu Shu, Judo, Karate, Capoeira, ecc) e Scuole di Sport da Combattimento (Kick Boxing, Boxe, MMA, ecc).
Le prime praticano un'Arte Marziale tramandata negli anni, che spesso si distingue per lavorare con schemi fissi, con tecniche elaborate, movimenti particolari spesso più estetici che funzionali che richiedono grande flessibilità, equilibrio e coordinazione oppure l'esatto contrario: staticità e rigidità. Le Arti Marziali Tradizionali, per quanto utili, belle e coinvolgenti purtroppo non evolvono. Hanno un unico grande limite: l'essere Tradizionali, legate appunto alla tradizione portata avanti negli anni che crea un sacco di altri piccoli limiti.
Gli sport da combattimento per quanto appunto tendano ad approcciarsi maggiormente al combattimento, hanno anch'essi un grande limite: le regole.
Mike Tyson disse: "il posto più sicuro al mondo è il ring".
Sul ring infatti ho regole da rispettare per attaccare il mio avversario e lo stesso vale per lui, spesso ho categorie di peso e tempi da seguire.

Le differenze le troviamo in tutto questo.
Non siamo legati a nessun tipo di tradizione ma lavoriamo essenzialmente concentrandoci sulla meccanica del corpo e sulla dinamica del movimento, valutando in ogni tecnica la reazione dell'avversario in base all'effetto del dolore del colpo eseguito e della sua reazione successiva, le dinamiche del movimento di entrambi i corpi durante lo svolgimento della tecnica, l'apprendimento dei principi tramite l'esecuzione delle tecniche e non viceversa, il passaggio continuo tra striking e grappling.
Cerchiamo essenzialmente di eseguire il maggior numero di danni nel minor tempo possibile, utilizzando tutte le tecniche che conosciamo e che ci permettono di controllare o neutralizzare l'avversario evolvendo continuamente in base all'evolversi del combattimento che stiamo affrontando.
Tutto questo ovviamente senza regole. Il che non vuol dire che ci ammazziamo durante gli allenamenti anzi, tutto viene eseguito cercando di mantenere il più possibile il controllo quando si ha un compagno di fronte mentre i colpi vengono portati alla massima potenza quando lavoriamo ai colpitori o al sacco.
Lo sparring viene svolto alla fine di ogni allenamento in modo che possiamo applicare (o cercare di applicare) quello che abbiamo imparato durante la parte tecnica della lezione. Ovviamente il combattimento non è a contatto pieno. Dobbiamo avere sempre molto controllo durante tutto lo sparring per evitare di farci male e di far male al compagno. Purtroppo ne risulta un combattimento irreale o semi-realistico ma è l'unico modo possibile che abbiamo per avere un confronto. In questo caso dobbiamo utilizzare delle regole tipo non affondare eccessivamente i colpi e fermarci quando l'avversario lo richiede. Allo stesso tempo però impariamo a lavorare sotto stress, a comprendere, controllare e utilizzare l'adrenalina, la rabbia e la paura. Impariamo cosa vuol dire il timing e la distanza. Impariamo ad usare la fantasia e ad adattarci all'evolversi delle situazioni. Impariamo a lavorare con persone che hanno peso, struttura, età e modi di combattere diversi dal nostro.
Per cui anche se il combattimento poi non è uguale a quello che accadrebbe in una situazione reale, comunque ci serve per imparare un sacco di cose che non potremmo mai capire se non affrontassimo mai un avversario.

In tutto l'articolo ho cercato di utilizzare il "noi" perchè all'interno della nostra scuola siamo tutti allievi e tutti maestri.
Sicuramente alcuni saranno più bravi di altri e questi "più bravi" faranno da guida ai nuovi arrivati o ai meno esperti.
Tutti, anche i nuovi arrivati, hanno il diritto di mettere in discussione le tecniche, proponendone di nuove oppure modificandole, ovviamente poi verranno provate da tutti ed eventualmente sostituite o affiancate alle tecniche. La stessa cosa vale per il metodo di preparazione fisica iniziale. Tutto deve essere il più funzionale possibile e deve aiutare a sviluppare tutte quelle caratteristiche e capacità proprie dell'artista marziale (forza, velocità, equilibrio, dinamismo, movimento).

Arrivati a questo punto possiamo dire che non abbiamo inventato niente di nuovo. Ci limitiamo a copiare e a migliorare. E per fare tutto ciò dobbiamo continuamente imparare cose nuove: se facciamo per anni Muay Thai, ad esempio, saremo bravissimi nello striking ma poco afferrati nella lotta e quindi potenzialmente vulnerabili in una situazione di pericolo reale. Si avrà lo stesso risultato nel momento in cui, dopo anni di pratica di Brazilian Ju Jitsu non sappiamo cosa vuol dire ricevere e incassare un pugno o un calcio.
Per cui dobbiamo ampliare il "campo visivo" imparando il più possibile, eliminando il superfluo e modificando tutto ciò che si può sistemare, senza essere legati a schemi fissi, tradizioni o regole. Incitiamo il più possibile gli allievi a partecipare a stage, corsi e a documentarsi sulle più svariate discipline Marziali per poi rielaborare, mescolare ed unire tutto ciò che può essere utile e funzionale nel caso di una situazione di pericolo reale.

L'evoluzione è forse la parola che ci rappresenta di più in questo momento e che ci ha invogliato a cominciare questo nuovo cammino. Evolvere significa cambiare adattandosi all'ambiente e alle situazioni che ci circondano, nel nostro caso riscopriamo cosa vuol dire evoluzione applicando l'adattamento al combattimento, dapprima concentrandoci sulla fisicità del combattimento per arrivare all'evoluzione interiore.......ma di questo ne parleremo più avanti.

venerdì 13 maggio 2016

giovedì 12 maggio 2016

Il Venerdì sera

Oltre a variare di settimana in settimana lo studio dei principi, variamo di giorno in giorno anche il tipo di preparazione fisica.
Il lunedì è "il giorno dei Pao", utilizzati da sempre negli sport da combattimento e nelle Arti Marziali come punto fondamentale per allenare l'atleta all'impatto sul bersaglio in movimento. Sviluppano infatti una grande potenza, resistenza fisica, fiato e coordinazione.
Il mercoledì è "il giorno del circuito": l'ultimo allenamento della settimana è il più massacrante, lo sforzo fisico è portato al limite per sviluppare appieno la forza fisica (non la massa muscolare), la forza esplosiva, la resistenza muscolare ed in parte anche il fiato.
Il venerdì, per "riposare" dopo i due allenamenti intensi del lunedì e del mercoledì, è "il giorno del movimento". Il venerdì come prima parte delle due ore di allenamento studiamo questa caratteristica del nostro corpo così semplice e così complessa.
Perchè quindi studiarla se ci accompagna tutto il tempo, tutti i giorni dell'anno, per tutta la vita?
Appunto per questo motivo, perchè ce la portiamo costantemente dietro e non possiamo farne a meno. E più la studiamo e ci addentriamo nella sua complessità, più capiamo che abbiamo bisogno di studiarla e di approfondirne le caratteristiche.
Come Artisti Marziali dobbiamo essere consapevoli prima di tutto del nostro corpo: ogni singolo movimento deve essere eseguito in consapevolezza, nel miglior modo possibile e con la maggior efficacia possibile. Come Artisti Marziali siamo costantemente sotto pressione perchè dobbiamo richiedere al nostro corpo di muoversi nella miglior maniera possibile, sia quando stiamo evitando un attacco, sia quando lo stiamo portando, nel momento in cui dobbiamo recuperare l'equilibrio e nel momento in cui decidiamo di far perdere l'equilibrio all'avversario.
Viviamo in un mondo in cui il movimento viene sempre più semplificato, smussato, eliminato.
Pensiamo alla scuola, che costringe i bambini a star seduti immobili per ore, all'ufficio in cui lavoriamo in cui siamo seduti immobili per tutto il giorno. La società moderna, per quanto moderna ed evoluta che sia, fa si che la nostra mente si espanda e migliori con concetti e conoscenze dapprima sconosciuti ma per contrario, ci atrofizza fisicamente. Per questo poniamo l'attenzione almeno una volta alla settimana a risvegliare il corpo con esercizi che lo aiutino a migliorare e a rifare movimenti ormai dimenticati.
Contrariamente a quanto si crede, non lavora solo il corpo: anche il cervello è costretto a mettersi all'opera per riorganizzare ogni singolo muscolo che si adopera per eseguire questo nuovo movimento, creando nuove sinapsi e lavorando in maniera spaventosa. Pensiamo a quanto sia semplice respirare, ormai il corpo è abituato a farlo e non dobbiamo più pensarci. Ora pensiamo a quanto sia difficile eseguire un salto mortale o per alcuni una semplice capriola. Tutto questo perchè il corpo non ha la coordinazione necessaria per eseguire il movimento ed il cervello non ha ancora lavorato abbastanza per assimilare la concatenazione di azioni necessaria per eseguire il processo.
Già dai primi semplici esercizi, si può notare con che fatica si fanno, quanta concentrazione dobbiamo utilizzare per eseguirli e quanto sudiamo mentre li svolgiamo. Tutto questo perchè per noi (per il nostro corpo e per il nostro cervello) sono cose nuove o meglio cose che sapevamo fare ma che non abbiamo più fatto e quindi sono finite in fondo alla nostra mente ed ora facciamo fatica a ritrovarle.
Più esercizi facciamo, più movimenti conosciamo e più il nostro corpo sta meglio. Gli acciacchi dovuti alla stabilità causata ad esempio dal lavoro sedentario (ufficio, autotrasporto) vengono risistemati rimettendo in mobilità il corpo.
La nostra struttura ossea e muscolare sono fatte per il movimento, non per l'immobilizzazione. Perfino quando dormiamo il nostro corpo si muove. Allo stesso tempo quando acquistiamo la più costosa sedia da ufficio, ergonomica, massaggiante e performante, dopo qualche ora sentiamo comunque il bisogno di muoverci.
Per questo dobbiamo imparare a farlo nel miglior modo possibile, stupendoci continuamente delle infinite possibilità che il nostro corpo ha di muoversi, delle incredibili cose che riesce a fare e che possiamo fare.
Il movimento è bello, è parte di noi e ci da la vita. Dobbiamo solo imparare a muoverci.