Studio, ricerca e perfezionamento sul mondo delle Arti Marziali e del Combattimento
"ARTE": nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.
"MARZIALE": relativo a Marte, dio della Guerra; tutto ciò che riguarda la guerra.



Per info sulle lezioni in gruppo e per lezioni private potete contattarmi al numero
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o tramite e-mail:
zambellilorenzo@yahoo.it

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giovedì 25 dicembre 2008

Buon natale

Tanti auguri

domenica 21 dicembre 2008

Tattiche Segrete


Intanto volevo ringraziare il buon (e non vecchio) Guillermo e la mia sorellina per questo bellissimo regalo.

Tattiche Segrete è un libro che sto leggendo in questo periodo, al suo interno troviamo una raccolta di saggi, poesie, brani di autori giapponesi e cinesi vissuti ancora quando le guerre si combattevano con la spada. Non solo strategie di combattimento, ma anche strategie di guerra, conduzione del popolo, tutto mescolato allo zen che rende affascinante il mondo misterioso dei nonja, samurai, ronin e guerrieri del giappone medioevale. Sappiamo tutti che le Arti Marziali non sono nulla se la mente non è predisposta al combattimento, oltre ad allenare il corpo anche la mente deve essere pronta ad affrontare l'avversario, sia che esso sia un guerriero, un intero popolo, la vita familiare di tutti i giorni o il posto di lavoro. In un era in cui le guerre non edono più l'affrontarsi faccia a faccia nel campo di battaglia, possiamo trarre ancora insegnamento da quegli scritti e con la giusta interpretazione adattarli al nostro fare quotidiano.

Molti sono gli aspetti trattati nel libro: troviamo passi dal "Libro dei 5 anelli" di Miyamoto Musashi che spiegano le strategie da adottare durante il combattimento con la spada,passi tratti da l'Hagakure il codice dei samurai che tratta il comportamento che deve tenere il samurai nei confronti del proprio padrone oppure il "Taeio-Gaku" dell'imperatore cinese Tang che tratta la conduzione dl popolo.
Tutti scritti rilevanti che se studiati ed assimilati possono rendere la vita migliore e predisposta a qualsiasi situazione ci si presenti davanti.

lunedì 15 dicembre 2008

Info

La mia piccola palestrina personale è quasi ultimata, manca:
1-Stufetta per scaldare d'inverno;
2-Tatami (tappetini da combattimento) che ho ordinato già da 3 mesi e non sono ancora arrivati;
3-Devo appendere ai muri le tavole con i meridiani dei punti vitali che ho comprato sabato;
4-Il brucia incensi che mi ha regalato la mia sorellina e i piattini da maditazione;
5-Devo appendere anche qualche arma (Sai, Ventaglio, Nunchaku, ...) ai muri;

Dopo di chè farò un tour virtuale con tanto i filmatino e lo metterò qui sul blog...
Sono proprio contento, finalmente una palestra tutta mia dove posso allenarmi tranquillo e soprattutto tanto tempo libero per gli allenamenti:

FINALMENTE HO REALIZZATO UN MIO PICCOLO SOGNO

venerdì 12 dicembre 2008

Il miracolo della saggezza immobile

Lo spaventapasseri non ha mente ma assolve bene al suo scopo.

lunedì 8 dicembre 2008

Istinti

La consapevolezza dell'essere ci fa sentire uomini, ma il "lasciarci governare" dagli istinti ci rende simili agli animali anche se a volte questi (gli istinti) ci possono salvare la vita.

giovedì 4 dicembre 2008

I fiori

Un uomo trascorse la sua intera vita a cercare il fiore ferfetto, li esaminava tutti, uno dopo l'altro e ogni volta trovava la più piccola imperfezione e scartava il fiore.
Giunto in punto di morte guardò ancora una volta i fiori sugli alberi che in primavera brillavano ricoperti dalla rugiada e si accorse che non esisteva nessun fiore perfetto ma tutti erano perfetti poichè ognuno era diverso dall'altro ed erano tutti bellissimi, sorrise e si spense finalmente contento per aver realizzato tutto il sogno di una vita.

mercoledì 26 novembre 2008

Lohan disse:

"mantenere gli occhi puntati sulle stelle ma i piedi ben piantati a terra; questo è il vero cammino dell'Arte Marziale."

giovedì 20 novembre 2008

Come ogni buon giovedì

Anche questa sera sono qui, davanti al pc, a scrivere pensieri strani, contorti, forse inutili e noiosi. Forse nessuno li commenterà e magari neanche li leggerà. Lo stesso, mi sento di scrivere.

Per cosa ci alleniamo?
Ogni ora che trascuriamo in palestra, nel Dojo, in piscina o nel campo sportivo, a cosa serve?

1-Soddisfazione personale?
2-Voglia di essere/sentirsi superiore?
3-Aspetto fisico?
4-Valvola di sfogo dalla nostra monotona vita?
5-Cercare il/la moroso/a?
6-Mantenersi in forma?

I motivi possono essere molti, credo che questi siano i più diffusi. Fatto sta che sempre molta più gente si iscrive ai corsi, corsi di qualsiasi tipo e sempre più "maestri" o "istruttori" propongono metodi di allenamento innovativi e immediati. Il problema, non risiede nelle persone che ci fanno credere che questi allenamenti siano altrettanto validi; il problema risiede in noi stessi che siamo disposti ad affrontare questi corsi e ci lasciamo ingannare.
Purtroppo siamo colpiti da un'infinità di imput durante il giorno e le cose durature ci stufano in fretta, così decidiamo di cambiarle, eliminarle, far spazio a imput nuovi, cose diverse che ci coinvolgono nuovamente. Non abbiamo la costanza e la pazienza di iniziare, continuare e continuare ancora una stessa "attività" per più di un anno e a volte anche per più di un solo mese.
Nascono sempre nuovi corsi, nuovi metodi di allenamento, nuovi attrezzi, nuovi giochi, nuovi balli e nuove Arti Marziali. A volte ci vengono addirittura proposti da gente che ha praticato un anno di qua, un anno di la e poi ha mischiato le due cose e si è auto-proclamato "istruttore".
E noi, come polli abbocchiamo. La nostra vita è sempre piatta, di giorno al lavoro o a scuola, di sera a casa davanti alla tv o al solito bar e abbiamo bisogno di qualcos'altro di diverso. Ok, cominciamo qualcosa di diverso, andiamo in palestra: "devo tenermi in forma e voglio metter su il fisico".... Purtroppo dopo un mese i risultati non sono quelli sperati, anche perchè è impensabile che dopo un mese la massa aumenti e il fisico si "scolpisca" un pò di più. La palestra quindi è una palla, cambiamo, "nell'altra palestra fanno dei corsi: a tempo di musica danno calci e pugni a dei sacchi"... Vai col Fitbox... "Tutti fanno 3 quarti d'ora a menare il sacco e reggono benissimo, io dopo 110 minuti son senza fiato: è impossibile per me, non ci riuscirò mai!" Il fiato aumenta piano piano, è chiaro che la prima volta uno muore dopo 10 minuti. "Oh sentito che adesso vanno di moda le Arti MArziali e la difesa personale, andiamo ad iscriverci!" Cominciano gli allenamenti, dopo 3 quarti d'ora di riscaldamento e stretching inizia il vero e proprio allenamento: "Quelli la son la che combattono e fanno salti capriole e tante belle tecniche, io son tutta sera che do calci e pugni all'aria, e in più il riscaldamento mi ha demolito!"...
Per fare un esempio stupido, Bruce Lee non è nato che sapeva già combattere e con un fisico da paura: si allenava ogni giorno e per ore; non si può pretendere di cominciare a combattere o a difendersi senza sapere i fondamentali: come "dare" un pugno o un calcio, allo stesso modo non si possono scrivere temi senza prima aver imparato a scrivere le singole lettere.
Le Arti Marziali molte volte sono come gli altri sport o le altre attività extraordinarie (diverse dal lavoro o dalla scuola), possono essere molto utili per uscire dalla gabbia che racchiude la nostra vita giornaliera ma solo se le prendiamo seriamente e ci alleniamo con costanza e per anni riusciremo a coglierne la vera essenza.
Allo stesso modo anche praticando altri sport, danza o attività diverse con costanza riusciremo a migliorarci sempre di più e raggiungere quel minimo di soddisfazione che ci rende felici poichè è quell'imput in più che forse non cerchiamo o che crediamo di non cercare. Teniamo nascosto il desiderio di ricercarlo, non lo diciamo a nessuno, non lo siamo a vedere, ma non potremo vivere senza, ci serve per poter far sentir viva la nostra anima, alla mattina ci svegliamo e non vediamo l'ora che arrivi sera per poter infilare il kimono, il vestito, il costume e andare a praticare per sentirci liberi e realizzati.
E li ci sfiniamo, ci uccidiamo, vogliamo dare il massimo, sempre di più sempre di più, dobbiamo continuare il più possibile, sfruttare ogni singolo minuto, fino alla fine del tempo che ci viene messo a disposizione. Vogliamo sentirci migliori, desideriamo il nostro miglioramento, appreziamo la costanza, l'impegno. La soddisfazione che cresce in quel mmento è più forte della stanchezza che ci fa tremare le gambe. Tutto deve essere perfetto, coinvolgente, deve toglierci tutti i pensieri, non importa se a causa della stanchezza o del desiderio: tutta la nostra vita non esiste, c'è solo il sacco da boxe difronte a noi, altri 10 metri d'acqua prima di finire un'altra vasca, "provo l'ultima parte del balletto ancora una volta e poi vado a casa".

E tutto questo è bello? E' giusto? Siamo veramente felici? Non è forse un pò triste? Non ci rendiamo conto che abbiamo solo questo? Ci manca l'amore? Ci manca il saper apprezzare tutto quello che abbiamo? Ci manca il gustare la vita nella sua pienezza e semplicità?
Qualche sera fa tornando a casa di notte mi son fermato e ho alzato la testa verso il cielo: luna piena e un'infinità di stelle. Potevo ammirarle, ho apprezzato la semplicità di una simile celestialità.
Mi sono sentito felice, contento, ogni pensiero era sparito, io stesso non esistevo più: in quel momento esistevano solo le stelle e la luna. La stessa sensazione di appagamento.

Forse è solo ora di andar a dormire, forse è solo un'altra serata di malinconia e tristezza.
"Sorridi: domani sarà un giorno migliore!"

lunedì 10 novembre 2008

Contento

Non centra niente con le Arti Marziali, però oggi sono contento e allora scrivo questo post lo stesso.
Questa mattina, 10 novembre 2008, Ho fatto la prova orale dell'Esame di Stato.
La prova ha avuto esito positivo, 50/60 esimi: voto totale 74/100 esimi...
Sono ufficialmente Perito Industriale nel settore Elettrotecnica ed Automazione e posso finalmente esercitare la libera professione.
La cosa più bella è che mi danno anche il timbro (personale) (ihihih) e l'iscrizione all'albo dei P.I. (Periti Industriali) del primo anno (compresa di tasse e bagoli vari) è di circa 600,00 € (Li mortacci sua)...
Penso comunque che l'iscrizione la farò lo stesso ma deve passarne di acqua sotto i ponti prima che arrivi a mettermi in prooprio: con la crisi che c'è in giro ultimamente bisogna esser matti per farlo, se sta tanto ben sotto paron...
Grazie grazie grazie a tutti quelli che mi hanno dato la possibilità di fare questi corsi e questi esami e anche a tutti quelli che non mi hanno aiutato per niente: oggi sono felice e voglio ringraziare anche quelli...
YEAH

domenica 9 novembre 2008

Michael De Mountaigne

La prova più chiara della saggezza è un'allegria continua.

giovedì 6 novembre 2008

Rope Dart - La corda col Dardo

Ultimamente mi son preso male per un arma particolare: il Rope Dart.
Quest'arma ha origini cinesi e vanta una tradizione antichissima.
Il Rope Dart fa parte di tutta quella serie di armi dette "esotiche" come il Ventaglio, le Spade Uncinate, la Catena a 7 o 9 Nodi, ecc.
Anche nel Vovinam troviamo la maggior parte delle armi presenti nel Kung Fu cinese come il Ventaglio o la Catena a 7 o 9 Nodi.
Quest'arma offre una notevole varietà di tecnice e richiede una scioltezza ed abilità non indifferente per poterla maneggiare ad un buon livello.
Lo scopo dell'arma è quello di far girare continuamente la corda attorno al corpo in modo da sfruttare la forza centrifuga e far prendere velocità al dardo; la corda inoltre può essere avvolta attorno alle braccia, al collo, al busto e poi lanciata verso l'avversario in modo che il dardo colpisca con la punta.
Come si può vedere anche nel filmato, il dardo può raggiungere una notevole velocità e potenza ed è in grado di rompere perfino recipienti di terra cotta.

venerdì 24 ottobre 2008

Microcosmi e macrocosmi

Concepire gli oggetti e gli esseri di questo mondo come entità singole a se stanti significa riconoscere all'esistenza stessa del nostro universo un carattere di tragica solitudine e incomunicabilità.
Al contrario, pace ed armoina vengono raggiunte quando si individuano gli spazi vuoti e i rapporti tra gli oggetti materiali come protagonisti e leganti della realtà in continua trasformazione.

Stare zitti

Gli allievi della scuola di Tendai solevano studiare meditazione anche prima che lo Zen entrasse in Giappone. Quattro di loro, che erano amici intimi, si promisero di osservare sette giorni di silenzio. Il primo giorno rimasero zitti tutti e quattro. La loro meditazione era cominciata sotto buoni auspici; ma quando scese la notte e le lampade a olio cominciarino a farsi fioche, uno degli allievi non riuscì a tenersi e ordinòa un servo: «Regola quella lampada!». Il secondo allievo si stupì nel sentire parlare il primo: «Non dovremmo dire neanche una parola» osservò. «Siete due stupidi. Perchè avete parlato?» disse il terzo. «Io sono l'unico che non ha parlato» concluse il quarto.

martedì 7 ottobre 2008

Violenza

Le Arti Marziali non insegnano ad essere violenti ma insegnano a controllare la violenza, propria ed altrui.

martedì 30 settembre 2008

L'Arte Marziale più efficace

Giusto ieri mi sono imbattuto sul blog di un ragazzo praticante di Arti Marziali.
Nel suo blog c'è una finestra dove si chiede di dare la preferenza all'Arte Marziale che secondo noi è la più efficace.
Ora, quali sono i criteri con cui si può dar valore ad un'Arte Marziale?
Il numero di tecniche presenti in essa?
Il numero di Forme, Kata, Quyen, Poomsae presenti in essa?
Quanti se ne studiano per poter cambiare livello?
Il numero di tecniche da conoscere per poter superare l'esame?
La "morbidezza" o la "durezza" dello stile?
La risposta, secondo la mia opinione di semplice praticante, è nessuna di queste risposte.
Prendiamo ad esempio il Kung Fu Wu Shu.
Questo stile di lotta è ormai quasi esclusivamente coreografico e il praticante "migliore", quello più "bravo", è quello che salte più in alto, che esegue senza problemi tre o quattro ruote senza mani senza problemi o che sa fare cinque salti mortali all'indietro senza problemi.
Se però gli si chiede come mai in una certa tecnica della Forma che a appena eseguito ha posizionato le mani in un determinato modo, non sa dare una risposta e no sa applicare la tecnica ad un eventuale combattimento.
Come secondo esempio voglio parlare del Karate.
Secondo la mia opinione, il Karate moderno, non ha più valore rispetto al Karate originale tramandato dal G.M. Funakoshi.
Le tecniche sono troppo dure, non si insegna più il valore vero e proprio del Khi (0 Chi).
Ho visto parecchi combattimenti di Karate e ne ho fatti parecchi anch'io (ho praticato Karate per quattro anni), e secondo me è praticamente inutile mantenere un pugno diritto per più di 1 mezzo secondo.
Il Karatè invece, insiste sull'eseguire le tecniche mantemendo le braccia in allungo per più di qualche secondo e soprattutto mantenendole rigide, cosa che impedisce un eventuale tempestivo ritorno di un nuovo attacco. Quando mai abbiamo visto qualcuno, in combattimento reale, dare un pugno e basta?
I pugni, nella maggior parte dei casi, arrivano veloci e a raffica, dobbiamo essere pronti a pararne più di uno e non uno solo con una parata dirompente.
Gli antichi Maestri di Karate erano bravissimi, nel loro stile ma non dobbiamo dimenticare che i metodi di allenamento erano molto più severi, efficaci e sopprattutto si allenavano ogni giorno e per quasi tutto il giorno, cosa che ormai è paticamente impossibile.
Non esiste uno stile migliore di un altro.
Ogni stile è migliore di un altro e ogni stile è peggiore di un altro.
Tutto dipende dal Maestro che ci insegna, dai metodi di insegnamento che utilizza e dal modo che usa per farci capire le tecniche. Non tutti i Meastri sono uguali e molti, al giorno d'oggi hanno commercializzato l'Arte Marziale utilizzandola come buon metodo per far soldi e trascurando gli alievi che potrebbero diventare futuri Meastri.
Inoltre il 90% dipende dalla volontà che ha l'alievo di imparare e di impagnarsi nell'apprendimento delle tecniche e nel miglioramento della propria tecnica.
E' chiaro ed evidente che se un alievo si allena due volte alla settimana per due ore a lezione, se poi esce per strada e le prende dal primo che passa perchè non è stato capace di difendersi, non può andare a lamentarsi dal Maestro o dai compagni che la sua Arte Marziale fa schifo.
Ci vuole impegno, sudore, costanza, e buona volontà, solo così si ottengono risultati e solo così la nostra Arte Marziale potrà essere la migliore di tante altre ma allo stesso modo potremo farla diventare la peggiore non allenandoci adeguatamente.

venerdì 12 settembre 2008

La montagna

Così come per arrivare sulla cima di una montagna esistono diverse strade, esistono molte Arti Marziali che ci portano a raggiungere lo stesso scopo.
Questo scopo è privilegio solo di pochi però poichè richiede impegno, sacrificio, sudore, dedizione, e molte altre caratteristiche proprie di un artista marziale.
Questo scopo (la meta), se fosse semplice da raggiungere, così che chiunque possa arrivarci, forse non verrebbe compreso appieno, ma verrebbe semplicemente accantonato o devalorizzato.
Per questo non voglio "svelarlo".

C'è un antico proverbio zen che rispecchia proprio questo aspetto:
Prima di intraprendere quest'Arte, un pugno era semplicemente un pugno ed un calcio era semplicemente un calcio.
Dopo aver iontrapreso quest'Arte mi sono reso conto che il pugno non era più un semplice pugno ed un calcio non era più un semplice calcio.
Ora che sto cominciando ad apprendere pienamente, con consapevolezza, quest'Arte, un pugno è semplicemente un pugno e un calcio è semplicemente un calcio.

In queste righe si trova l'essenza più estrema e completa di tutte le Arti Marziali.

domenica 7 settembre 2008

Sfogo 2

E' un bel pò di tempo che non scrivo qual'cosina qui sul blog...
Era anche ora dai...
In questo allegro e festoso clima olimpico che si è da poco concluso, non ho potuto fare a meno di notare le Arti Marziali presenti nelle discipline in gara ed il modo in cui sono state presentate al pubblico televisivo.
Da buon artista marziale, guardavo, anzi, osservavo le competizioni fra i vari atleti.
Ed io che ho solo 23 anni, mi sono reso conto di come le Arti Marziali abbiano perso la loro essenza primaria.
Le Arti Marziali in clima olimpico, non sono più Arti ma sport.
Un'Arte di per se mantiene intatta tutta la cultura dell'esperienza dei maestri che l'hanno sviluppata nei secoli.
Un esempio classico lo possiamo trovare nel Tae Kwon Do. Allora, una gara fatta fra due atleti conciati in quel modo è pressochè ridicola.
Dobbiamo tenere presente che ci sono 2 combattenti esperti che si fronteggiano non 2 persone completamente inesperte, credo che le protezioni siano un pò troppo eccessive: i parastinchi ci stanno, anche i guantini ed il paradenti, e se vogliamo, anche il caschetto.
Il corpetto è completamente inutile.
Voglio dire, a cosa serve il corpetto?
Due esperti che si fronteggiano, e sottolineo esperti, dovrebbero essere in grado di parare, schivare o perlomeno incassare i colpi, il corpetto rende molto difficile il movimento in generale di qualsiasi atleta. Purtroppo i regolamenti lo impongono.
Se vogliamo anche il caschetto è inutile, intanto toglie una buona parte della visuale, questo vuol dire essere molto più a rischio nel prendere in pieno i colpi circolari, che essi siano calci o pugni (esperienza personale); e poi, a cosa serve se non si può colpire l'avversario al volto con i pugni?
Che razza di assurdità.
Il Tae Kwon Do ha un bell'arsenale di tecniche di pugno, è sbagliatissimo credere che quest'Arte Marziale è basata solamente sulle tecniche di calcio.
Certo, i calci vengono sviluppati maggiormente, ma anche i pugni o le tecniche di mano hanno la loro importanza in quest'Arte.
Purtroppo molti Maestri (o quelli che si reputano tali) preparano i loro alievi solo all'utilizzo delle tecniche di gamba tralasciando completamente l'utilizzo delle tecnche di mano.
E anche per questo che molti atleti in gara utilizzano quella guardia assurda a livello dell'addome: il metodo più veloce per prendersi un bell'arsenale di colpi al viso o in testa.
E questo non capita solo a livello olimpico ma nella maggior parte delle gare di questa incredibile Arte Marziale dalla cultura millenaria.
Ora, se prendiamo ad esempio il caso eccezionale dell'atleta che si è scagliato contro l'arbitro durante una delle ultime gare, vediamo come la cultura di un'Arte Marziale e della nazione in cui essa è stata creata, passino in secondo piano.
Un Maestro, per definirsi tale, dovrebbe avere una certa esperienza nel settore.
Dovrebbe conoscere ad un livello abbastanza alto la propria Arte (non alla perfezione, poichè la perfezione nelle Arti Marziali non si ottiene mai), e soprattutto la filosofia attorno a cui gira tutta l'Arte Marziale.
Sarebbe come praticare Kung Fu senza conoscere il significato del Tao e di Ying e Yang: praticamente inutile.
Il Maestro è colui che "dirige" l'alievo, gli fa da guida, NON insegna solo le tecniche, NON corregge solo l'alievo quando sbaglia, NON insegna solo come far male.
Il VERO Maestro dirige il proprio alievo verso una strada giusta, serena e di bontà, insegna innanzitutto il rispetto verso se stesso e verso i compagni, che essi siano di grado superiore o inferiore, insegna l'umiltà, insegna ad utilizzare le tecniche solo in caso di necessità, sia che esse servano per distruggere o per guarire.
Ora, oltre ad aver squalificato l'atleta ed il proprio allenatore dalle gare a vita, io avrei fatto due chiacchiere anche con il maestro di questo atleta.
Ok, la decisione dell'arbitro è sbagliata, però non è un buon motivo per insultare, minacciare e colpire un arbitro.

Il Judo è sempre stato molto screditato poichè è difficile comprenderlo da persone non esperte.
Il Judo ha una tradizione molto antica e vanta un posto molto rilevante nella cultura giapponese.
Purtroppo nelle gare si vedeono semplicemente gli atleti che si strattonano sercando di gettare il rivale al suolo. Quello che la gente non capisce è che ci sono 2 esperti di alto livello che stanno combattendo ed è come una gara di formla 1: se le macchine ed i piloti sono tutti più o meno allo stesso livello, ecco che il tutto diventa noioso e sembra tutto così monotono. E' un discorso difficile da comprendere e difficile da spiegare.
Se difronte all'atleta esperto ci fosse una persona comune l'incontro durerebbe al massimo un paio di secondi.

Purtroppo le Arti MArziali non sono più viste come filosofia di vita ma stanno perdendo sempre di più significato man mano che il tempo passa, oramai sono viste come metodo di difesa oppure addirittura come metodo per migliorare l'aspetto fisico, per "mettere su muscoli" o per "snellire le curve in eccesso"...
Per fortuna esistono ancora dei Maestri che mantengono vive le tradizioni ed insegnano la pura essenza delle Arti Marziali: come affrontare la vita di tutti i giorni.

martedì 19 agosto 2008

Principio

Sebbene la "via di mezzo" sia la misura di tutte le cose, nelle Arti Marziali un uomo deve sempre sforzarsi di superare gli altri. Nell'arte del tiro con l'arco si insegna a mantenere le braccia alla medesima altezza, ma la destra tende a salire più della sinistra. se si abbassa un poco la destra quando si tira, entrambe le braccia si troveranno sulla stessa linea.
Nei racconti dei samurai più anziani si afferma che se sul campo di battaglia si ha la volontà di battere guerrieri esperti, e si è sempre determinati ad atterrare un avversario più forte, si raggiungeranno il valore, la fierezza e il coraggio. Si dovrebbe applicare questo principio anche nella vita di tutti i giorni.

sabato 2 agosto 2008

Insegnamenti

Un maestro di spada, in punto di morte,chiamò il suo discepolo migliore e pronunciò le sue ultime volontà: "Ti ho trasmesso tutte le tecniche segrete della mia Arte, e non ho più niente da aggiungere. Se anche tu pensi di avere un discepolo, dovresti esercitarti ogni giorno con la spada di bamboo (veniva utilizzata dai discepoli durante l'allenamento, il Maestro invece utilizzava la spada di acciaio). Non si eccelle solo con le tecniche segrete, ma anche con la pratica quotidiana."

giovedì 24 luglio 2008

Acqua

Nulla al mondo è più morbido e cedevole dell’acqua, eppure per distruggere ciò che è duro e forte, non vi è nulla che riesca a superarla.

mercoledì 23 luglio 2008

I principianti

I principianti eseguono la tecnica senza pensarci e senza utilizzare la forza non necessaria, perciò quando pratichi con un principiante, impara i suoi errori e riuscirai a migliorare la tua tecnica, mentre, nello stesso tempo, lo aiuterai ad imparare.

La pioggia

Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più.
Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

lunedì 21 luglio 2008

Paura

Un grande maestro taoista un avolta disse:
"L'uomo ha creato Dio perchè aveva paura; paura di tutto ciò che non conosceva, di tutto ciò che era più forte di lui, della sua mente e dei suoi metodi di difesa.
Per cui, il problema non è Dio, ma la paura.
Dobbiamo lottare contro noi stessi e vincere la paura.
A Dio dobbiamo solo essere riconoscenti, non dobbiamo interpellarlo per motivi inutili..."

sabato 19 luglio 2008

Il drago ed il boscaiolo

Un boscaiolo stava facendo legna nel bosco.
Era intento a sramare alcune piante che aveva appena abbattuto quando gli apparve un drago.
Era enorme, coloratissimo, le corna lunghissime erano ricoperte d'oro.
Il boscaiolo allora pensò che avrebbe potuto ucciderlo e portarlo in paese per venderlo e guadagnarci un bel pò di soldi.
strinse bene l'ascia fra le mani e andò verso il drago. Questi subito lo bloccò e disse: "Tu sei solo un boscaiolo ed io sono un drago, posso leggerti nel pensiero e so che vuoi uccidermi per poi vendermi al tuo paese."
Il contadino rimase sbalordito e pensò che allora fosse tutto inutile, si girò e tornò al suo lavoro.
Con la rabbia nel corpo alzò violentemente l'ascia sopra alla testa per colpire i tronchi quando la lama si sfilò dal manico e colpì il drago in mezzo agli occhi uccidendolo sul colpo.
Il contadino portò il drago in paese e lo vendette guadagnandoci una fortuna.

venerdì 18 luglio 2008

SFOGO

Jet kun do...
Bruce Lee, molto noto nell'ambiente delle Arti Marziali, "crea" questo stile di lotta attorno agli anni 60/70...
Più che uno stile di lotta o un'Arte Mrziale, il Jet Kun Do è un vero e proprio stile di vita basato essenzialmente sulla corrente filosofica propria dell'oriente.
Se andiamo alla ricerca di quest'Arte, sui libri, su internet, nei manifesti per strada, ci rendiamo conto che se Bruce fosse ancora vivo si suiciderebbe vedendo in che modo orribile è stato sfruttato il suo nome.
Innanzi tutto il JKD non può essere insegnato: non esistono istruttori o maestri.
Dan Inosanto, un alievo di Bruce che tutt'ora insegna Arti Marziali, si è sempre rifiutato di farsi chiamare Maestro di JKD o istruttore perchè il JKD non può avere istruttori...
E' un modo di pensare, è un modo di vivere le Arti Marziali, di scoprirle continuamente.
Un altro allievo di Bruce, Tim Taket, si trova nel suo garage il mercoledì sera con altri volonterosi al solo scopo di scoprire l'Arte, di verificare se questa tecnica è meglio di quell'altra, se nel combattimento al suolo è meglio fare così o così, se di fronte ad uno striker è meglio usare questo calcio del Tae Kwon Do o questa leva dell'Aikido...
Questo è lo spirito del JKD...
utte le persone che si spacciano per istruttori o maestri sono solo ridicoli, per quanto bravi, forti, determinati che siano stanno solo sfruttando questo nome importante per farsi pubblicità e attirare allievi.
Nella maggior parte degli stages di JKD che si tengono nei fine settimana, questi "istruttori" insegnano delle tecniche per difendersi da una persona armata da coltello, armata di bastone, che ci attacca su un aereo, all'interno di un cinema, in posti affollati e con scarsa possibilità di muovimento...
Cosa centra tutto questo con il JKD?
Bruce Lee ha studiato Arti Marziali per una vita, ha imparato vari e diversi stili di Arti Marziali, prima di dire che una tecnica è migliore di un'altra però, la provata e l'ha studiata alla perfezione...
E questo è quello che voleva facessero tutti i suoi alievi dal primo all'ultimo...
Lui stesso affermava che una tecnica che lui utilizzava spesso e che andava sempre a segno, eseguita da un'altra persona non avrebbe funzionato perchè era diversa la corporatura, la muscolatura, la velocità, il peso, l'altezza, ecc ecc.
Infatti preparava apposta diversi allenamenti per ognuno dei suoi alievi così da far loro recuperare le carenze fisiche e mentali che si portavano appresso...
Vuoi fare uno stages una domenica pomeriggio dove insegni 10 tecniche di difesa da coltello?
Ok, puoi farlo benissimo, però non stai facendo JKD...
1-perchè segui troppi alievi
2-perchè sai benissimo che 10 tcniche di difesa da coltello eseguite in un pomeriggio sono impossibili da eseguire
3-ogni singolo individuo avrebbe bisogno di studiare le tecniche, venir seguito da un preparatore/istruttore e corretto volta per volta
Invece ogni persona deve tornare a casa, cercare di ricordarsi le tecniche prepararsele da solo o con un compagno e sperare che non gli capiti mai l'occasione di poterle eseguire nella realtà.
Ogni buon praticante dovrebbe imparare una singola tecnica studiarla bene, ma non per una settimana, per mesi o anni, fino a domarla perfettamente, e poi decidere se è il caso di prenderla in considerazione in caso di un combattimento reale...
Però dobbiamo decidere con la nostra testa, e non dopo averla eseguita un paio di volte in palestra...
Purtroppo il none di Bruce Lee viene utilizzatto con sproposito e molta gente si lascia ingannare da questi falsi Istruttori di JKD, saranno bravi in un'altra Arte, ma non hanno capito niente di come gira l'universo creato da anni e anni di lavoro, sudore e volontà di Bruce Lee...

giovedì 17 luglio 2008

LA NATURA

Un giorno un discepolo di un tempio buddista vide un gatto che inseguiva un uccellino con un'ala rotta, probabilmente caduto dal nido.
Corse subito in aiuto dell'uccellinoe, dopo aver allontanato il gatto, mise la bestiola sopra il ramo di un albero.
Il monaco abate del tempio, che stava passeggiando li vicino recitando i sutra, lo vide e lo rimproverò.
Il discepolo non capendo il rimprovero si giustificò: "Maestro, mi avete sempre insegnato che ogni vita è preziosa e importante e va protetta!"
L'abate allora disse: "Supponiamo che quel gatto sosse una femmina, che, vista la stagione, abbia appena partorito dei cuccioli, che possa lasciarli soli solamente rare volteperchè hanno bisogno di protezione, di calore e del latte materno. Quella gatta è dunque uscita per procurarsi il cibo per poi allattare i suoi cuccioli. Tu hai impedito alla gatta di nutrirsi, e adesso lei tornerà dai piccoli con la pancia vuota e farà semprepiù fatica a produrre il latte. Una gatta che ha appena partorito è stanca e non ha molte forze per dedicarsi alla caccia. Sarà difficile che trovi un'altra preda con questa facilità. Quindi, secondo te, è meglio aver salvato quel povero uccellino e aver condannato a morte i cuccioli di gatto, oppure è meglio lasciare che l'uccellino muoia e i cuccioli vivano? La soluzione migliore è lasciare che la natura faccia il suo corso senza ostacolarla mai."

martedì 15 luglio 2008

IL TE

La bontà del te non dipende dalla qualità dello stesso.
Se la persona che lo beve ha l'animo sereno, perchè è circondata da persone a lui gradite o perchè sta pensando a cose piacevoli, anche se il te è di bassa qualità, la persona non noterà la differenza.

lunedì 14 luglio 2008

Il Ronin

Il Ronin è quel Samurai che, nel medioevo orientale, decide di lasciare il suo Clan oppure il suo padrone e di viaggiare solitario in lungo ed in largo il suo paese per venire "ingaggiato", come un soldato mercenario, ed offrire un servizio che poteva andare dall'omicidio, alla semplice protezione.
La figura del Samurai cozza frontalmente con la nostra idea di libertà individuale. Il Samurai serve il suo padrone e benchè la sua libertà esista, è più un risultato interiore che esteriore, al trascendere la paura della morte col disinteresse alla vita. La fine dell'era Samurai e della società delle caste creò una terra di nessuno, nella quale il Giappone antico e quello moderno si trovarono a convivere. Il meglio ed il peggio di ogni mondo apportarono un'incredibile vitalità, una dinamica cruciale che diede frutti unici e magnifici. Il Ronin dovette mettere in discussione la sua stessa esistenza dal momento in cui si svuotò di contenuti la sua funzione sociale; si mantenne saldo, non a qualcosa di esteriore come il suo signore, bensì a qualcosa di interiore, un codice interno che sgorgava dal meglio della sua formazione Samurai.
Il codice Ronin recita: "Se mi chiamano, vado, se no...non vado".
Dovremo tutti seguire questa teoria. Purtroppo nel nostro piccolo siamo tutti un pò impiccioni e ci nascondiamo dietro al "buonismo", non solo diamo opinioni, ma interferiamo nella vita degli altri con cnsigli non richiesti e, cosa ancor peggiore, con l'imposizione di quella che consideriamo come verità. La libertà si ottiene solo con lo scrupoloso rispetto della libertà degli altri; non possiamo chiedere né ottenere mai quello che non siamo capaci di dare senza compromessi.
a nome delle certezze di oggi, che probabilmente saranno opposte a quelle di domani, non si può tentare di imporre cosa alcuna, senza cadere nella peggiore delle superbie.
tuttavia, una volta hiamato in azione, il Ronin entra in azione con tutto il suo essere. così la sua formazione glielo impone ed è lì, in quella dedizione assoluta, che radica tutta la forza del suo archetipo. In un mondo di interessi e pragmatismi, dove tutti ci misuriamo prima dell'azione, la dedizione è più che rara.
Per il Ronin questo è possibile grazie al suo disinteresse, ma non meno per la sua passione. Entrambi gli ingredienti sono la base dell'essenza unica e fragrante che filtra dalla sua figura. Passione e determinazione assoluta nella sua azione determinata, questo gli permette di vivere il "qui e adesso" con l'intensità di un moribondo. Disinteresse totale, al quale ha già consegnato la sua vita e non sembra toccato dalla morte, perchè essa è un destino ineludibile e totalmente assimilato.
Il detto Lakota "Oggi è un buon giorno per morire" esprime alla perfezione questa attitudine.
Quanto si confondono tempra e tepore!
Nei tempi della ragione, le uniche passioni che vanno sono quelle elementari e persino queste sono in caduta. il punto è che muoversi significa non venir fuori nella foto ed è meglio non fare molto rumore, confondersi con l'intorno...
Purtroppo si nota molto la mancanza della passione come strumento di lavoro delle persone. E' vero che le persone si moderano con gli anni ma con che passione ci lanciavamo nella scarsa conoscenza disponibile ai tempi in cui io cominciavo a fare i primi passi nel mondo marziale. L'impegno e la dedizione erano il nostro pane quotidiano, la passione di sapere di più ci consumava e la disposizione a fare quanto necessario per raggiungere la conoscenza era presente in ogni allenamento. Un tentativo senza misura che si chiamava determinazione.
No, non è che qualsiasi passato sia meglio del presente.
Mia nonna mi dice sempre che quando non avevano la televisione, godevano molto di più di stare in compagnia dei loro amici: escursioni, feste a tema, picnic, ecc.
Ciò che succede è che l'offerta è molto grande ed il criterio è molto piccolo. Le Arti Marziali non sono un "ozio", sono un cammino di vita, un modo di affrontare le eterne questioni con anima guerriera, un metodo attivo di affrontare l'esistenza in maniera assertiva, positiva, con temperamento, passione e potere.
Il riduzionismo allo sport, l'accettazione di questo come un'attività di puro "divertimento", la cattiva educazione e la debolezza di carattere stanno minando il vigore che hanno sempre avuto le nostre Arti. Molti allievi vanno a lezione come chi fa fitness; la testa da un'altra parte, il cuore assente ed il corpo in stile robot accompagna la giocata con scogliatezza. I Maestri non hanno alievi, ma clienti, e come tali si permettono di esigere il cambio del prodotto per il quale pagano, un trattamento di un certo tipo. Passare di grado è analogo a passare per la cassa, e chi mai verrà bocciato se le cose stanno così? Come conseguenza di tutto questo, i livelli invece di salire, scendono e più importante è il denaro in un'organizzazione, peggio è.
Muoversi liberi da bagagli in questo viaggio è difficile; perfino tra i più voazionali ed entusasti professori, l'ecosistema generale può arrivare ad influenzarli e il denaro frutto delle loro lezioni finisce così per essere sopravvalutato. nella nostra attività più che in qualsiasi altra, amateur siamo quasi tutti, sopprattutto nel senso positivo del termine. che bello no? Amateur, l'amatore. L'amante. Quanti Maestri si impegnano per amore dell'Arte.
Le Arti disciplinari danno molto a chi le pratica, ma anche a chi le condivide ed insegna. Non c'è più molta gente che guadagni denaro con esse, anzi ce n'è molta che di fatto perde soldi pur di insegnarle. La società non sta valutando adeguatamente questo servizio, e non lo fa perchè sotto molti aspetti di fronte al valore delle cose sta reagendo come un falso contrario, esattamente come un fenomeno chiamato inversione termica, tipico di queste ultime estati, per il quale alcune zone alte, normalmente più fresche, si surriscaldano più di altre a minore altezza. Come può essere più costoso dar da mangiare ad un'automobile che ad una persona? In effetti costa di più e benchè questa irrazionalità non possa durare per sempre, guardiamo perplessi come lo straordinario si trasformi in normalità.
Nel mondo robotizzato che ci avvolge, la crosta delle cose vale più del loro contenuto. La gente valuta il prezzo della sua iscrizione in una palestra in termini di servizi, attrezzature, macchinari, ecc. Ma il cuore di un Dojo continua ad essere qualcosa di incorruttibile, che abita il cuore dei suoi praticanti e soprattutto in quello del suo maestro.
Da un lato dbbiamo sforzarci a presentare il nostro lavoro in modo attraente alla società. Bisogna essere più professionali, comprendendo il valore della pubblicità, dell'immagine e dell'organizzazione; ma tutto ciò non servirà a niente se durante il tragitto perdiamo il giusto valore dell'ordine di priorità, dimenticando che senza cuore non vi è cammino, e che questo è precisamente quello che ha il nostro "prodotto" rispetto alla vuota offerta degli altri.
Se le Arti Marziali hanno qualcosa di diverso è proprio il cuore; se sono qualcosa sono un cammino con il cuore; se valgono a qualcosa, è perchè si praticano con il cuore. Purtroppo per la maggior parte della gente il cuore è solo sentimentalismo o cronaca rosa; per un artista marziale significa di più: significa dedizione, passione e forza, la forza di un impegno senza limiti, senza questioni, senza "ma" e senza "se".
E' questo lo spirito unico che fa grande il nostro mondo...
Piccola Introduzione:

sabato 12 luglio 2008

Intro

Sono arrivato anch'io su Blogspot.
Con questo Blog, si può capire dal titolo, vorrei parlare, discutere, informare tutti gli appassionatoi e non sul mondo delle Arti Marziali.
Mi ha rapito, catturato ed "allevato" per quasi 11 anni.
Penso che le Arti Marziali facciano ormai parte di me e non saprei come vivere senza di loro...
Ho abbandonato da tempo il senso proprio delle Arti Marziali inteso come il "fare male".
Diciamo di si, il primo approccio lo si ha solo con questa intenzione: distruggere, rompere.
Ho avuto anche io il mio bel periodio "mi sento Superman: faccio Arti Marziali!".
L'ho abbandonato già da qualche anno ormai.
Tutti sono capaci di fare male ad altri; ma quanti sono poi capaci di curare quel male?
Quanti riescono ad associare l'Arte Marziale ad ogni azione della vita?
Questo non vuol dire che per andare a letto alla sera o per sedermi a tavola devo compiere 3 salti mortali, 4 calci in volo ecc ecc...
Le Arti Marziali sono un mondo magnifico che si aggrappa alla filosofia di un mondo altrettanto magnifico l'oriente.
Tutte le Arti Marziali ruotano attorno alla filosofia orientale poichè sono nate, cresciute ed evolute grazie ad essa.
Con questo blog vorrei poter farvi partecipi di questo mondo e cercare soprattutto di avere dei confronti su molti aspetti Artistici e Marziali facili e difficili da capire.
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FIGHT

La vita

Come primo post inserisco l'ultimo che ho scritto sul vecchio blog di Spaces...

La vita è un avvenimento raro e in quanto tale prezioso. Recentemete Guillermo Gonzalez ha presentato la sua teoria sullo "spazio galattico abitabile", stabilendo le infinite difficoltà che si presentano a priori affinchè la vita abbia posto nell'Universo; per lo meno la vita complessa, così come noi la conosciamo, includendovi animali superiori, quella che ora si definisce "vita metazoica macroscopica aerobica", e fino a qui è arrivato il politicamente corretto ed il "benpensatismo", ma ascoltate!
Questa è una vecchia controversia nella comunità scientifica e benchè Sagan, un incorruttibile ottimista, avesse ragione affermando che "l'assenza di prove (dell'esistenza della vita) non è una prova della sua assenza", diventa ogni giorno più evidente che la vita è un bene scarso nell'universo osservabile.
Per noi esseri viventi (alcuni più di altri), questo miracolo è un qualcosa di quotidiano ed addirittura recentemente non sembra un granchè. Il nostro impegno, le nostre energie si consumavano interamente nel far si che il giorno finisse senza che fossimo la succulenta cena di qualche insetto più grande di noi ed ultimamente, da quando abbiamo i microscopi, di altri più piccoli.
La vita è un impulso determinato ed indiscutibile, quello di persistere e di perpetuarsi. Negli esseri viventi coscenti, a questo comando si aggiunge quello di persistere in quanto tali, che altro non è che una conseguenza della precedente legge della perpetuazione della vita in sè e che ora si chiama egoismo. Tuttavia la consapevolezza di essere, nei suoi differenti gradi, aggiunge uno squisito extra a questa legge basilare: quello di riflettere ed intervenire nell'ambiente intenzionalmente.
Per quanto rari siamo nel panorama galattico, è stata l'evoluzione della vita stessa che ci ha dotati di questo strumento. L'uomo non è al di fuori dell'ordine naturale, è il risultato di tale ordine e le sue azioni non possono, di conseguenza, essere considerate un'aberrazione del sistema. O c'è ordine, o non c'è, nel qual caso gli stessi scienziati dovrebbero dedicarsi in tutta onestà a qualcos'altro di più utile, come seminare ravanelli.
In fondo ciò che facciamo , visto da una certa distanza, somiglia molto a quello che fa il resto degli esseri del pianeta, l'unica differenza è che noi lo facciamo con molto più successo degli altri: stiamo vincendo la battaglia di trasformare le proteine di altre specie in proteine umane. La conseguenza è che le altre specie diminuiscono, sia in numero che in quantità di individui, mentre noi cresciamo come cimici.
Qual'è il limite, la massa critica accettabile di esseri umani nel pianeta? La storia della crescita sostenibile è una stupidaggine adatta a smidollati mistici. Non esiste una cosa del genere, gli affari o vanno in alto o vanno in basso, la tabula rasa non esiste all'interno dell'ordine naturale. E' un paradosso, ma quanto più sosteniamo l'essere umano, tanto più sosteniamo la sua distruzione, il punto è che anche il successo sa uccidere a modo suo.
Tuttavia il nostro magnifico successo tra gli animali complessi non è nulla se paragonato a quello dei nostri colleghi microscopici. Il 95% della vita sulla terra è formato da questi esseri, alcuni simbiotici, altri parassiti. La nostra digentione è possibile solo grazie alla loro presenza: gli dobbiamo la vita ed in un certo senso anche la morte.
La vita complessa sul pianeta è in crisi. La riproduzione assistita non si applica solo agli esseri umani dei paesi sviluppati. Poco tempo fa ebbi modo di notare come sulle spiagge del Nord-Est del Brasile alcuni paletti delineassero il luogo dove le tartarughe depositano le uova; bisogna proteggerle, sono poche, un'altra specie in estinzione. Che dire delle balene, della lince iberica per la quale si spendono milioni di euro in ricerche per evitare la sua completa estinzione. E' tutto uno sproposito quando lo guardiamo da distante; non si può servire contemporaneamente Dio e il Diavolo o, per meglio dire, si possono servire solo entrambi, qualsiasi cosa si decida di fare. Colui che aiuta ed interviene finisce spesso per ottenere il contrario di ciò che persegue: in natura ciò che non si adatta, sparisce, questa è la legge.
Il punto è che tutto è un prodotto dell'ambiente; anche questa è una legge incrollabile. Intervenire in qualunque processo può portare facilmente al fine opposto di ciò che si persegue. Passiamo la vita mettendo cerotti qui e la per ritardare l'inevitabile? La cura delle tartarughe la paga la Petrobràs, l'impresa di idrocarburi del Brasile. Le corporazioni petrolifere che si impegnano nell'ambientalismo? Non c'è peggior credulone di colui che vuole credere. In fondo gli esseri umani preferiscono sempre le colpe alla verità; la verità è sempre più prosaica, ma molto più dura da ingoiare. I comandi della vita sono spietati e non hanno alcuna affezione. Il nostro tempo sulla terra è, paragonato a quello dei dinosauri, analogo a quello di un battito di ciglia di fronte ad un anno di vita, e i dinosauri, l'evoluzione li ha spazzati via in un battito d'ali, assieme a praticamente tutta la fauna e la flora di quel periodo; ancora una volta ciò che non si è adattato, è stato eliminato.
La vita è difesa continuamente ed è protetta con impegno e addirittura con eroicità. In situazioni di emergenza ho visto imprese sconcertanti, persone normali agire ben al di sopra delle loro abituali capacità, stupendo conoscenti e non nel bel mezzo di disastri, persino mettendo a rischio la loro sicurezza e la loro vita per cercare di salvare quella di altri.
La vita possiede una forza immensa e la sua chiamata si amplifica sempre oltre l'atteso, ma è la morte a darci il portere ed il senso della vita. La finitezza è il rimedio definitivo a più fannullone o spensierato dei mortali; è nostra necessità soddisfare ed apprezzare il presente, superare il tedio o la tentazione di sentirci immortali. Paradossalmente la morte è piena di vita, perchè affinchè una cosa viva, qualcosa deve morire; in questo modo la vita si regge su se stessa, mentre la morte come contropartita le conferisce il suo giusto valore.
La vita e la morte sono il vimine con si intessono le Arti Marziali. Il mestiere del guerriero tratta proprio di questo e di nient'altro. E' ancor oggi la presenza della morte, reale o simbolica, a conferire a questo mestiere un potere inusuale, che avvolge le Arti disciplinari nel mistico velo del mistero. Lo stesso velo che rende queste attività un qualcosa di marginale e pericoloso, per quanto c'impegnamo tutti nella loro normalizzazione sociale.
Mettere le etichette di buono o cattivo non è la soluzione al paradigma dell'esistenza, tanto è vero che intervenire in una direzione ci porta spesso ad ottenere l'effetto contrario. Ogni azione interagisce con l'ambiente, non c'è modo di essere invisibili. Persino il non fare è un modo di fare qualcosa, sedersi sotto un albero a cercare la dissoluzione di un desiderio è un desiderio. Se al contrario agiamo ogni passo lascia un'ombra, cambia qualcosa, un qualcosa che d'altra parte è di per se in continuo processo di cambiamento. Noi non siamo alieni alla magia che ha luogo in ogni trasformazione, siamo parte di essa. Il naturale è sostanzialmente l'unica risposta alla questione "intervenire", ma la risposta continua a portarci ad un'altra domanda, il naturale deve essere dunque definito, e in questo senso propendendo in qualunque direzione la bilancia ancora una volta si disequilibrerà.
Per il guerriero la risposta sta nella via dell'azione impeccabile, vale a dire nel rispondere in armonia con la propria natura con tutta l'intensità in ogni atto. Non c'è morale in tutto questo, tuttavia vi è certamente un ethos, uno stile di fare. La natura unica di ogni essere non permette di stabilire vie comuni, rotte estrapolabili per esseri unici, con destini definitivamente differenti. La natura odia ciò che è puro e produce solo esseri distinti, unici.
La magia implicita nell'impeccabilità, nella via naturale, non si può definire a priori, ma osservando con attenzione, quando concorre questo ethos lo fa sempre in concomittanza con premesse come l'economia, l'efficacia, il potere, l'intensità, il disinteresse, la concentrazione e la fluidità. Può essere allenata tale formula? Non credo nel positivismo come soluzione. Per me il cammino in sostanza è più un disimparare che un apprendistato, ma questo lo dico chiaro dopo aver intrapreso un cammino. La vita è simile alla semplicità di un bambino, ma solo dopo l'esperienza di aver smesso di esserlo.
Prima dello Zen, la montagna è montagna;
durante lo Zen, la montagna non è montagna;
dopo lo Zen, la montagna è di nuovo montagna.
L'esperienza di rottura con quanto imparato è dolorosa come quella della nascita stessa. Nessuno cerca veramente il dolore, perciò "i cammini" continuano ad essere imposture o autoinganni. Prima mettiamo tutto il nostro impegno nel sostenere tutta la nostra descrizione del mondo...lo dice anche il proverbio: "vale di più il male conosciuto che il bene da conoscere". Solo quando gli avvenimenti forzano la conflittualità della nostra percezione, quando quando fermiamo la nostra visione del mondo, si aprre una breccia, un'opportunità di cambiamento. Queste sono opportunità desiderate solo a denti stretti, sono catastrofi per ciò che conosciamo, salti nel vuoto, per questo dico che nessuno si iscrive volontario al cammino verso la conoscienza. Qualunque conquista in tale cammino non è programmabile, è un incidente che va oltre la nostra volontà; in questo tutti gli esseri umani sono e siamo tanto semplici e prevedibili qiuanto qualunque altro essere vivente e non ci sono eccezioni.
Ma questo è un panorama ombroso? Io credo di no. La verità non lo è mai, ma la nostra lettura della stessa naturalmente può farci sentire così. Chiarirsi è sempre per lo meno un orizzonte divertente. Invece che togliere i petali alla margherita, forse ciò che bisognerebbe fare è mangiarsela.
Alfredo Tucci