Studio, ricerca e perfezionamento sul mondo delle Arti Marziali e del Combattimento
"ARTE": nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.
"MARZIALE": relativo a Marte, dio della Guerra; tutto ciò che riguarda la guerra.



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mercoledì 5 gennaio 2011

Perchè pratichiamo Arti Marziali

Qual'è il senso ultimo dell'allenamento e della preparazzione marziale?
Fiumi di inchiostro hanno risposto a questa domanda nel corso dei secoli e in queste risposte troveremo sempre la definizione di ogni Maestro, di ogni Arte, ma in essa risplenderà nascosta la sua vera collocoazione nella scala evolutiva del marziale. No, non c'è una risposta migliore di un'altra, ma possiamo intravedere in esse, sopra o sotto, la loro situazione nella scala evolutiva. Per quanto siano tutte corrette nel contesto proprio di ogni stagione della vita, non occuperanno mai lo stesso gradino, mostrando chiaramente agli occhi del saggio la vera natura di ogni stile, sia nelle sue forme sia nei suoi scopi.
Mentre in primavera il fervore giovanile spinge all'azione intensa e vitale dello sforzo entusiastico o l'estate si lascia sedurre dal combattimento appassionato, con il realismo della distanza ravvicinata, il miraggio del "reale", in autunno si disegna già quel cambio di direzione che punta verso l'interno, verso uno stato d'animo più calmo e intimistico, per culminare nella maturità dell'inverno, dove la linfa degli alberi scende verso le radici cercando la perpetuazione dell'essenziale, ormai privo di rami.
Gli stili marziali si disegnano così come formule elaborate in stagioni diverse, con scopi chiaramente defferenziati nei quali l'accentosarà ora fuori ora dentro, in base a dove se cercherà la natura del mistero.
Tuttavia, tutte le Arti e gli stili lasciano sempre un sedimento comune in coloro che li frequentano. Più o meno tutti i praticanti del marziale affrontano un processo educativo e di trasformazione interiore. Il marziale duca il corpo, è vero, ma ancora di più lo spirito. Apporta disciplina, affila la perseveranza, risveglia la possibilità di superamento, invita all'appartenenza a un gruppo, rafforza il rispetto, pacifica l'anim0 del violento, dà profondità al moderato.
Sono talmente tanti i vantaggi inerenti alla loro pratica e al loro apprendimento, che le Arti Disciplinari sono riuscite a sopravvivere anche in tempi in cui il loro utilizzo quotidiano è irrilevante e straordinario. A meno che tu non sia un agente di polizia, pochi hanno l'occasione reale di utilizzare conoscenze tanto arduamente accumulate, tanto duramente acquisite. Perfino il militare moderno resta al di fuori di questo contesto, a meno che non sia inviato ad agire da agente di polizia (che non è un militare!) in missioni "umanitarie". Dagli anni '70 del secolo scorso, in un esercito così coinvolto in conflitti come quello istraeliano, non è esistito nessun contatto "corpo a corpo" dei suoi membri con il nemico.
In questo contesto e qualunque sia il nostro modo di usarle, è chiaro che l'allenamento marziale oggigiorno ha un'utilità più interna che esterna. Il cambiamento è stato così veloce che pochi se ne sono resi conto e ancora meno sono quelli che sono riusciti a reagire. Questa trasformazione è sopraggiunta con tale prontezza che tutto e tutti si sono dovuti adattare in automatico, senza riflessione, senza comprensione. La trasformazione di molte Arti in sport non è qualcosa di banale in questo contesto. La sublimazione della violenza in formule sportive è antica, i giochi greci delle Olimpiadi sono una viva dimostrazione di tutto questo. La creazione di spettacoli di combattimeno con "poche" regole è, dunque, tanto nuova quanto i gladiatori del circo romano.
Forse i cambiamenti da realizzare non stanno tanto nelle forme, ma nella comprensione del fenomeno e nel nostro posizionamento finale di fronte alla realtà trepidante e pregna di cambiamenti del nostro tempo. Spiegare, capire e revisionare per gli allievi di oggi questo cambio di paradigma aiuterebbe, attraverso una migliore comprensione, a perpetuare, adattandoci alle trasformazioni, quello che abbiamo ereditato dagli antenati e che sappiamo, al di là di ogni dubbio, essere semplicemente qualcosa di "buono" per i praticanti. Chi non vuole vedere qualcosa di tanto ovvio è un problema suo! Il mio compito è quello di raccontarlo e lo faccio in questo modo.
Ma permettetemi ora di condividere la mia personale posizione in tutto questo: il marziale è ed è stato per me semplicemente l'anticamera dello spirituale...... Il punto è che mi hanno sempre sedotto più i commenti dello Shaolin cieco che gli schiaffi ai cattivi; più la serenità del Maestro che il desiderio di vendetta dell'eroe umiliato che, inevitabilmente, ucciderà i cattivi alla fine del film.
Alla fine, quello che ci rimane è sempre la conquista interiore, quello che ci serve di più non dipende dalla muscolatura, dalla velocità o dalla forza; e non solo perchè inevitabilmente tutto decade, ma perchè di fatto nella nostra coscienza, nel quotidiano, convivere con noi stessi è la norma, non l'eccezione. Vale di più la serenità che mille medaglie in campionati, che mille vittorie sul campo di battaglia, perchè anche quando le tribolazioni delle guerre ci circondano, potremo rimanere con lo spirito fermo, incolume, calmo e così avremo molte più probabilità di compiere il nostro destino fino alla vittoria ma, qualunque sia il risultato, almeno lo raggiungeremo in modo elegante, economico e onorevole.
Agli schiavi dell'efficacia, drogati del "io posso di più", dirò che al di sopra di qualsiasi filosofia dei "risultati" c'è la filosofia degli "stati". Davanti al fare o all'avere c'è l'Essere! Quando le Arti Marziali non perdono questa direzione primigenia, credo possano compiere meglio il loro obiettivo all'interno della loro massima potenzialità, che non può essere altro che la crescita individuale e, di conseguenza, collettiva.
Quindi, prestiamo tutti più attenzione agli aspetti educativi e spirituali vincolati allo sviluppo personale dei nostri stili perchè questo, lo sappiate o no, è quello che tutti cercano su un tatami, per quanto non pochi pensino di esservi andati per "colpire più forte"....
Lo sviluppo del carattere degli allievi, dell'educazione, del rispetto e dell'eleganza saranno attributi che li accompagneranno per sempre, non importa quanto vecchi saranno. Li accompagneranno dentro e fuori dal tatami, ora e in seguito, rendendoli persone migliori e in questo modo potranno avere più possibilità di vivere una vita piena, migliore per loro, per chi è loro più vicino e per la società nel suo complesso. Il resto è banale, passeggero e finirà inevitabilmente per sviarci dal meglio che vibra in potenza nel più profondo delle Arti Marziali come Cammino.
Ognuno è padrone di preferire la primavera all'autunno, ma tutti inevitabilmente - e questo con un pò di fortuna - devono arrivare all'inverno. Non si può disattendere l'educazione dello spirito sui tatami, come non si può mettere in disparte, perchè naturalmente superata, un'etichetta che, nostra o altrui, deve poter mostrare a ognuno e sempre il rispetto al quale tutti aspiriamo e che tutti noi dobbiamo.
Un mio amico definiva il rispetto come "la giusta distanza". Si! Mi piace la distanza che apporta il saluto marziale quando ci si inchina davanti a colui che hai di fronte... Questa cosa di darsi la mano si usa più per la strada, per concludere un affare o suggellare un accordo. Sul tatami non c'è un accordo da chiudere, uno si trova li perchè ci è andato, non per far conversazione o concludere accordi. Questo saluto giusto, impeccabile... sempre alla distanza del tuo combattimento. Che bello il saluto degli schermitori quando abbassano la loro arma di fronte all'avversario!
No! Non si può prescindere dall'eleganza! Questa è un'Arte da cavalieri (e dame) e, anche se uno trova un uomo rude al lavoro, vestito con kimono o shorts da combattimento, forse è andato lì cercando la crescita personale. Tutti aspiriamo al meglio, non al peggio, quindi coltiviamo il meglio, con stile, grandezza e rispetto per quello che ci hanno insegnato. E se qualcuno ha imparato male, allora uomo ... fai qualcosa di buono e rompi la catena negativa! Supera te stesso e ora insegna meglio di quanto hanno fatto con te! In fin dei conti l'obbligo implicito nell'essere allievo è superare i nostri Maestri.
Non c'è maggior efficacia della serenità, maggior manifestazione di forza della calma; la grandezza non risiede nell'essere capace di vincere in battaglia, ma nel far sorgere in noi stessi, con coscienza e generosità, tutto quello che di positivo possiamo dare per compiere così il nostro miglior destino. Le Arti Marziali possono essere l'anticamera di una grande trasformazione interiore, l'inizio di qualcosa di molto buono; se pretendiamo di ridurle a formule di combattimento più o meno utili le degradiamoe, per quanto tutte le opinioni siano accettabili, ogni punto di vista esatto nel suo contesto e necessità, se vogliamo centrare il bersaglio, la freccia deve, inevitabilmente, puntare al cielo.

Da "Il vincolo del guerriero con lo spirito" di Alfredo Tucci direttore della rivista "Budo International"