Studio, ricerca e perfezionamento sul mondo delle Arti Marziali e del Combattimento
"ARTE": nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.
"MARZIALE": relativo a Marte, dio della Guerra; tutto ciò che riguarda la guerra.



Per info sulle lezioni in gruppo e per lezioni private potete contattarmi al numero
3489295590

o tramite e-mail:
zambellilorenzo@yahoo.it

Dove siamo?

giovedì 24 luglio 2008

Acqua

Nulla al mondo è più morbido e cedevole dell’acqua, eppure per distruggere ciò che è duro e forte, non vi è nulla che riesca a superarla.

mercoledì 23 luglio 2008

I principianti

I principianti eseguono la tecnica senza pensarci e senza utilizzare la forza non necessaria, perciò quando pratichi con un principiante, impara i suoi errori e riuscirai a migliorare la tua tecnica, mentre, nello stesso tempo, lo aiuterai ad imparare.

La pioggia

Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più.
Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

lunedì 21 luglio 2008

Paura

Un grande maestro taoista un avolta disse:
"L'uomo ha creato Dio perchè aveva paura; paura di tutto ciò che non conosceva, di tutto ciò che era più forte di lui, della sua mente e dei suoi metodi di difesa.
Per cui, il problema non è Dio, ma la paura.
Dobbiamo lottare contro noi stessi e vincere la paura.
A Dio dobbiamo solo essere riconoscenti, non dobbiamo interpellarlo per motivi inutili..."

sabato 19 luglio 2008

Il drago ed il boscaiolo

Un boscaiolo stava facendo legna nel bosco.
Era intento a sramare alcune piante che aveva appena abbattuto quando gli apparve un drago.
Era enorme, coloratissimo, le corna lunghissime erano ricoperte d'oro.
Il boscaiolo allora pensò che avrebbe potuto ucciderlo e portarlo in paese per venderlo e guadagnarci un bel pò di soldi.
strinse bene l'ascia fra le mani e andò verso il drago. Questi subito lo bloccò e disse: "Tu sei solo un boscaiolo ed io sono un drago, posso leggerti nel pensiero e so che vuoi uccidermi per poi vendermi al tuo paese."
Il contadino rimase sbalordito e pensò che allora fosse tutto inutile, si girò e tornò al suo lavoro.
Con la rabbia nel corpo alzò violentemente l'ascia sopra alla testa per colpire i tronchi quando la lama si sfilò dal manico e colpì il drago in mezzo agli occhi uccidendolo sul colpo.
Il contadino portò il drago in paese e lo vendette guadagnandoci una fortuna.

venerdì 18 luglio 2008

SFOGO

Jet kun do...
Bruce Lee, molto noto nell'ambiente delle Arti Marziali, "crea" questo stile di lotta attorno agli anni 60/70...
Più che uno stile di lotta o un'Arte Mrziale, il Jet Kun Do è un vero e proprio stile di vita basato essenzialmente sulla corrente filosofica propria dell'oriente.
Se andiamo alla ricerca di quest'Arte, sui libri, su internet, nei manifesti per strada, ci rendiamo conto che se Bruce fosse ancora vivo si suiciderebbe vedendo in che modo orribile è stato sfruttato il suo nome.
Innanzi tutto il JKD non può essere insegnato: non esistono istruttori o maestri.
Dan Inosanto, un alievo di Bruce che tutt'ora insegna Arti Marziali, si è sempre rifiutato di farsi chiamare Maestro di JKD o istruttore perchè il JKD non può avere istruttori...
E' un modo di pensare, è un modo di vivere le Arti Marziali, di scoprirle continuamente.
Un altro allievo di Bruce, Tim Taket, si trova nel suo garage il mercoledì sera con altri volonterosi al solo scopo di scoprire l'Arte, di verificare se questa tecnica è meglio di quell'altra, se nel combattimento al suolo è meglio fare così o così, se di fronte ad uno striker è meglio usare questo calcio del Tae Kwon Do o questa leva dell'Aikido...
Questo è lo spirito del JKD...
utte le persone che si spacciano per istruttori o maestri sono solo ridicoli, per quanto bravi, forti, determinati che siano stanno solo sfruttando questo nome importante per farsi pubblicità e attirare allievi.
Nella maggior parte degli stages di JKD che si tengono nei fine settimana, questi "istruttori" insegnano delle tecniche per difendersi da una persona armata da coltello, armata di bastone, che ci attacca su un aereo, all'interno di un cinema, in posti affollati e con scarsa possibilità di muovimento...
Cosa centra tutto questo con il JKD?
Bruce Lee ha studiato Arti Marziali per una vita, ha imparato vari e diversi stili di Arti Marziali, prima di dire che una tecnica è migliore di un'altra però, la provata e l'ha studiata alla perfezione...
E questo è quello che voleva facessero tutti i suoi alievi dal primo all'ultimo...
Lui stesso affermava che una tecnica che lui utilizzava spesso e che andava sempre a segno, eseguita da un'altra persona non avrebbe funzionato perchè era diversa la corporatura, la muscolatura, la velocità, il peso, l'altezza, ecc ecc.
Infatti preparava apposta diversi allenamenti per ognuno dei suoi alievi così da far loro recuperare le carenze fisiche e mentali che si portavano appresso...
Vuoi fare uno stages una domenica pomeriggio dove insegni 10 tecniche di difesa da coltello?
Ok, puoi farlo benissimo, però non stai facendo JKD...
1-perchè segui troppi alievi
2-perchè sai benissimo che 10 tcniche di difesa da coltello eseguite in un pomeriggio sono impossibili da eseguire
3-ogni singolo individuo avrebbe bisogno di studiare le tecniche, venir seguito da un preparatore/istruttore e corretto volta per volta
Invece ogni persona deve tornare a casa, cercare di ricordarsi le tecniche prepararsele da solo o con un compagno e sperare che non gli capiti mai l'occasione di poterle eseguire nella realtà.
Ogni buon praticante dovrebbe imparare una singola tecnica studiarla bene, ma non per una settimana, per mesi o anni, fino a domarla perfettamente, e poi decidere se è il caso di prenderla in considerazione in caso di un combattimento reale...
Però dobbiamo decidere con la nostra testa, e non dopo averla eseguita un paio di volte in palestra...
Purtroppo il none di Bruce Lee viene utilizzatto con sproposito e molta gente si lascia ingannare da questi falsi Istruttori di JKD, saranno bravi in un'altra Arte, ma non hanno capito niente di come gira l'universo creato da anni e anni di lavoro, sudore e volontà di Bruce Lee...

giovedì 17 luglio 2008

LA NATURA

Un giorno un discepolo di un tempio buddista vide un gatto che inseguiva un uccellino con un'ala rotta, probabilmente caduto dal nido.
Corse subito in aiuto dell'uccellinoe, dopo aver allontanato il gatto, mise la bestiola sopra il ramo di un albero.
Il monaco abate del tempio, che stava passeggiando li vicino recitando i sutra, lo vide e lo rimproverò.
Il discepolo non capendo il rimprovero si giustificò: "Maestro, mi avete sempre insegnato che ogni vita è preziosa e importante e va protetta!"
L'abate allora disse: "Supponiamo che quel gatto sosse una femmina, che, vista la stagione, abbia appena partorito dei cuccioli, che possa lasciarli soli solamente rare volteperchè hanno bisogno di protezione, di calore e del latte materno. Quella gatta è dunque uscita per procurarsi il cibo per poi allattare i suoi cuccioli. Tu hai impedito alla gatta di nutrirsi, e adesso lei tornerà dai piccoli con la pancia vuota e farà semprepiù fatica a produrre il latte. Una gatta che ha appena partorito è stanca e non ha molte forze per dedicarsi alla caccia. Sarà difficile che trovi un'altra preda con questa facilità. Quindi, secondo te, è meglio aver salvato quel povero uccellino e aver condannato a morte i cuccioli di gatto, oppure è meglio lasciare che l'uccellino muoia e i cuccioli vivano? La soluzione migliore è lasciare che la natura faccia il suo corso senza ostacolarla mai."

martedì 15 luglio 2008

IL TE

La bontà del te non dipende dalla qualità dello stesso.
Se la persona che lo beve ha l'animo sereno, perchè è circondata da persone a lui gradite o perchè sta pensando a cose piacevoli, anche se il te è di bassa qualità, la persona non noterà la differenza.

lunedì 14 luglio 2008

Il Ronin

Il Ronin è quel Samurai che, nel medioevo orientale, decide di lasciare il suo Clan oppure il suo padrone e di viaggiare solitario in lungo ed in largo il suo paese per venire "ingaggiato", come un soldato mercenario, ed offrire un servizio che poteva andare dall'omicidio, alla semplice protezione.
La figura del Samurai cozza frontalmente con la nostra idea di libertà individuale. Il Samurai serve il suo padrone e benchè la sua libertà esista, è più un risultato interiore che esteriore, al trascendere la paura della morte col disinteresse alla vita. La fine dell'era Samurai e della società delle caste creò una terra di nessuno, nella quale il Giappone antico e quello moderno si trovarono a convivere. Il meglio ed il peggio di ogni mondo apportarono un'incredibile vitalità, una dinamica cruciale che diede frutti unici e magnifici. Il Ronin dovette mettere in discussione la sua stessa esistenza dal momento in cui si svuotò di contenuti la sua funzione sociale; si mantenne saldo, non a qualcosa di esteriore come il suo signore, bensì a qualcosa di interiore, un codice interno che sgorgava dal meglio della sua formazione Samurai.
Il codice Ronin recita: "Se mi chiamano, vado, se no...non vado".
Dovremo tutti seguire questa teoria. Purtroppo nel nostro piccolo siamo tutti un pò impiccioni e ci nascondiamo dietro al "buonismo", non solo diamo opinioni, ma interferiamo nella vita degli altri con cnsigli non richiesti e, cosa ancor peggiore, con l'imposizione di quella che consideriamo come verità. La libertà si ottiene solo con lo scrupoloso rispetto della libertà degli altri; non possiamo chiedere né ottenere mai quello che non siamo capaci di dare senza compromessi.
a nome delle certezze di oggi, che probabilmente saranno opposte a quelle di domani, non si può tentare di imporre cosa alcuna, senza cadere nella peggiore delle superbie.
tuttavia, una volta hiamato in azione, il Ronin entra in azione con tutto il suo essere. così la sua formazione glielo impone ed è lì, in quella dedizione assoluta, che radica tutta la forza del suo archetipo. In un mondo di interessi e pragmatismi, dove tutti ci misuriamo prima dell'azione, la dedizione è più che rara.
Per il Ronin questo è possibile grazie al suo disinteresse, ma non meno per la sua passione. Entrambi gli ingredienti sono la base dell'essenza unica e fragrante che filtra dalla sua figura. Passione e determinazione assoluta nella sua azione determinata, questo gli permette di vivere il "qui e adesso" con l'intensità di un moribondo. Disinteresse totale, al quale ha già consegnato la sua vita e non sembra toccato dalla morte, perchè essa è un destino ineludibile e totalmente assimilato.
Il detto Lakota "Oggi è un buon giorno per morire" esprime alla perfezione questa attitudine.
Quanto si confondono tempra e tepore!
Nei tempi della ragione, le uniche passioni che vanno sono quelle elementari e persino queste sono in caduta. il punto è che muoversi significa non venir fuori nella foto ed è meglio non fare molto rumore, confondersi con l'intorno...
Purtroppo si nota molto la mancanza della passione come strumento di lavoro delle persone. E' vero che le persone si moderano con gli anni ma con che passione ci lanciavamo nella scarsa conoscenza disponibile ai tempi in cui io cominciavo a fare i primi passi nel mondo marziale. L'impegno e la dedizione erano il nostro pane quotidiano, la passione di sapere di più ci consumava e la disposizione a fare quanto necessario per raggiungere la conoscenza era presente in ogni allenamento. Un tentativo senza misura che si chiamava determinazione.
No, non è che qualsiasi passato sia meglio del presente.
Mia nonna mi dice sempre che quando non avevano la televisione, godevano molto di più di stare in compagnia dei loro amici: escursioni, feste a tema, picnic, ecc.
Ciò che succede è che l'offerta è molto grande ed il criterio è molto piccolo. Le Arti Marziali non sono un "ozio", sono un cammino di vita, un modo di affrontare le eterne questioni con anima guerriera, un metodo attivo di affrontare l'esistenza in maniera assertiva, positiva, con temperamento, passione e potere.
Il riduzionismo allo sport, l'accettazione di questo come un'attività di puro "divertimento", la cattiva educazione e la debolezza di carattere stanno minando il vigore che hanno sempre avuto le nostre Arti. Molti allievi vanno a lezione come chi fa fitness; la testa da un'altra parte, il cuore assente ed il corpo in stile robot accompagna la giocata con scogliatezza. I Maestri non hanno alievi, ma clienti, e come tali si permettono di esigere il cambio del prodotto per il quale pagano, un trattamento di un certo tipo. Passare di grado è analogo a passare per la cassa, e chi mai verrà bocciato se le cose stanno così? Come conseguenza di tutto questo, i livelli invece di salire, scendono e più importante è il denaro in un'organizzazione, peggio è.
Muoversi liberi da bagagli in questo viaggio è difficile; perfino tra i più voazionali ed entusasti professori, l'ecosistema generale può arrivare ad influenzarli e il denaro frutto delle loro lezioni finisce così per essere sopravvalutato. nella nostra attività più che in qualsiasi altra, amateur siamo quasi tutti, sopprattutto nel senso positivo del termine. che bello no? Amateur, l'amatore. L'amante. Quanti Maestri si impegnano per amore dell'Arte.
Le Arti disciplinari danno molto a chi le pratica, ma anche a chi le condivide ed insegna. Non c'è più molta gente che guadagni denaro con esse, anzi ce n'è molta che di fatto perde soldi pur di insegnarle. La società non sta valutando adeguatamente questo servizio, e non lo fa perchè sotto molti aspetti di fronte al valore delle cose sta reagendo come un falso contrario, esattamente come un fenomeno chiamato inversione termica, tipico di queste ultime estati, per il quale alcune zone alte, normalmente più fresche, si surriscaldano più di altre a minore altezza. Come può essere più costoso dar da mangiare ad un'automobile che ad una persona? In effetti costa di più e benchè questa irrazionalità non possa durare per sempre, guardiamo perplessi come lo straordinario si trasformi in normalità.
Nel mondo robotizzato che ci avvolge, la crosta delle cose vale più del loro contenuto. La gente valuta il prezzo della sua iscrizione in una palestra in termini di servizi, attrezzature, macchinari, ecc. Ma il cuore di un Dojo continua ad essere qualcosa di incorruttibile, che abita il cuore dei suoi praticanti e soprattutto in quello del suo maestro.
Da un lato dbbiamo sforzarci a presentare il nostro lavoro in modo attraente alla società. Bisogna essere più professionali, comprendendo il valore della pubblicità, dell'immagine e dell'organizzazione; ma tutto ciò non servirà a niente se durante il tragitto perdiamo il giusto valore dell'ordine di priorità, dimenticando che senza cuore non vi è cammino, e che questo è precisamente quello che ha il nostro "prodotto" rispetto alla vuota offerta degli altri.
Se le Arti Marziali hanno qualcosa di diverso è proprio il cuore; se sono qualcosa sono un cammino con il cuore; se valgono a qualcosa, è perchè si praticano con il cuore. Purtroppo per la maggior parte della gente il cuore è solo sentimentalismo o cronaca rosa; per un artista marziale significa di più: significa dedizione, passione e forza, la forza di un impegno senza limiti, senza questioni, senza "ma" e senza "se".
E' questo lo spirito unico che fa grande il nostro mondo...
Piccola Introduzione:

sabato 12 luglio 2008

Intro

Sono arrivato anch'io su Blogspot.
Con questo Blog, si può capire dal titolo, vorrei parlare, discutere, informare tutti gli appassionatoi e non sul mondo delle Arti Marziali.
Mi ha rapito, catturato ed "allevato" per quasi 11 anni.
Penso che le Arti Marziali facciano ormai parte di me e non saprei come vivere senza di loro...
Ho abbandonato da tempo il senso proprio delle Arti Marziali inteso come il "fare male".
Diciamo di si, il primo approccio lo si ha solo con questa intenzione: distruggere, rompere.
Ho avuto anche io il mio bel periodio "mi sento Superman: faccio Arti Marziali!".
L'ho abbandonato già da qualche anno ormai.
Tutti sono capaci di fare male ad altri; ma quanti sono poi capaci di curare quel male?
Quanti riescono ad associare l'Arte Marziale ad ogni azione della vita?
Questo non vuol dire che per andare a letto alla sera o per sedermi a tavola devo compiere 3 salti mortali, 4 calci in volo ecc ecc...
Le Arti Marziali sono un mondo magnifico che si aggrappa alla filosofia di un mondo altrettanto magnifico l'oriente.
Tutte le Arti Marziali ruotano attorno alla filosofia orientale poichè sono nate, cresciute ed evolute grazie ad essa.
Con questo blog vorrei poter farvi partecipi di questo mondo e cercare soprattutto di avere dei confronti su molti aspetti Artistici e Marziali facili e difficili da capire.
3
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FIGHT

La vita

Come primo post inserisco l'ultimo che ho scritto sul vecchio blog di Spaces...

La vita è un avvenimento raro e in quanto tale prezioso. Recentemete Guillermo Gonzalez ha presentato la sua teoria sullo "spazio galattico abitabile", stabilendo le infinite difficoltà che si presentano a priori affinchè la vita abbia posto nell'Universo; per lo meno la vita complessa, così come noi la conosciamo, includendovi animali superiori, quella che ora si definisce "vita metazoica macroscopica aerobica", e fino a qui è arrivato il politicamente corretto ed il "benpensatismo", ma ascoltate!
Questa è una vecchia controversia nella comunità scientifica e benchè Sagan, un incorruttibile ottimista, avesse ragione affermando che "l'assenza di prove (dell'esistenza della vita) non è una prova della sua assenza", diventa ogni giorno più evidente che la vita è un bene scarso nell'universo osservabile.
Per noi esseri viventi (alcuni più di altri), questo miracolo è un qualcosa di quotidiano ed addirittura recentemente non sembra un granchè. Il nostro impegno, le nostre energie si consumavano interamente nel far si che il giorno finisse senza che fossimo la succulenta cena di qualche insetto più grande di noi ed ultimamente, da quando abbiamo i microscopi, di altri più piccoli.
La vita è un impulso determinato ed indiscutibile, quello di persistere e di perpetuarsi. Negli esseri viventi coscenti, a questo comando si aggiunge quello di persistere in quanto tali, che altro non è che una conseguenza della precedente legge della perpetuazione della vita in sè e che ora si chiama egoismo. Tuttavia la consapevolezza di essere, nei suoi differenti gradi, aggiunge uno squisito extra a questa legge basilare: quello di riflettere ed intervenire nell'ambiente intenzionalmente.
Per quanto rari siamo nel panorama galattico, è stata l'evoluzione della vita stessa che ci ha dotati di questo strumento. L'uomo non è al di fuori dell'ordine naturale, è il risultato di tale ordine e le sue azioni non possono, di conseguenza, essere considerate un'aberrazione del sistema. O c'è ordine, o non c'è, nel qual caso gli stessi scienziati dovrebbero dedicarsi in tutta onestà a qualcos'altro di più utile, come seminare ravanelli.
In fondo ciò che facciamo , visto da una certa distanza, somiglia molto a quello che fa il resto degli esseri del pianeta, l'unica differenza è che noi lo facciamo con molto più successo degli altri: stiamo vincendo la battaglia di trasformare le proteine di altre specie in proteine umane. La conseguenza è che le altre specie diminuiscono, sia in numero che in quantità di individui, mentre noi cresciamo come cimici.
Qual'è il limite, la massa critica accettabile di esseri umani nel pianeta? La storia della crescita sostenibile è una stupidaggine adatta a smidollati mistici. Non esiste una cosa del genere, gli affari o vanno in alto o vanno in basso, la tabula rasa non esiste all'interno dell'ordine naturale. E' un paradosso, ma quanto più sosteniamo l'essere umano, tanto più sosteniamo la sua distruzione, il punto è che anche il successo sa uccidere a modo suo.
Tuttavia il nostro magnifico successo tra gli animali complessi non è nulla se paragonato a quello dei nostri colleghi microscopici. Il 95% della vita sulla terra è formato da questi esseri, alcuni simbiotici, altri parassiti. La nostra digentione è possibile solo grazie alla loro presenza: gli dobbiamo la vita ed in un certo senso anche la morte.
La vita complessa sul pianeta è in crisi. La riproduzione assistita non si applica solo agli esseri umani dei paesi sviluppati. Poco tempo fa ebbi modo di notare come sulle spiagge del Nord-Est del Brasile alcuni paletti delineassero il luogo dove le tartarughe depositano le uova; bisogna proteggerle, sono poche, un'altra specie in estinzione. Che dire delle balene, della lince iberica per la quale si spendono milioni di euro in ricerche per evitare la sua completa estinzione. E' tutto uno sproposito quando lo guardiamo da distante; non si può servire contemporaneamente Dio e il Diavolo o, per meglio dire, si possono servire solo entrambi, qualsiasi cosa si decida di fare. Colui che aiuta ed interviene finisce spesso per ottenere il contrario di ciò che persegue: in natura ciò che non si adatta, sparisce, questa è la legge.
Il punto è che tutto è un prodotto dell'ambiente; anche questa è una legge incrollabile. Intervenire in qualunque processo può portare facilmente al fine opposto di ciò che si persegue. Passiamo la vita mettendo cerotti qui e la per ritardare l'inevitabile? La cura delle tartarughe la paga la Petrobràs, l'impresa di idrocarburi del Brasile. Le corporazioni petrolifere che si impegnano nell'ambientalismo? Non c'è peggior credulone di colui che vuole credere. In fondo gli esseri umani preferiscono sempre le colpe alla verità; la verità è sempre più prosaica, ma molto più dura da ingoiare. I comandi della vita sono spietati e non hanno alcuna affezione. Il nostro tempo sulla terra è, paragonato a quello dei dinosauri, analogo a quello di un battito di ciglia di fronte ad un anno di vita, e i dinosauri, l'evoluzione li ha spazzati via in un battito d'ali, assieme a praticamente tutta la fauna e la flora di quel periodo; ancora una volta ciò che non si è adattato, è stato eliminato.
La vita è difesa continuamente ed è protetta con impegno e addirittura con eroicità. In situazioni di emergenza ho visto imprese sconcertanti, persone normali agire ben al di sopra delle loro abituali capacità, stupendo conoscenti e non nel bel mezzo di disastri, persino mettendo a rischio la loro sicurezza e la loro vita per cercare di salvare quella di altri.
La vita possiede una forza immensa e la sua chiamata si amplifica sempre oltre l'atteso, ma è la morte a darci il portere ed il senso della vita. La finitezza è il rimedio definitivo a più fannullone o spensierato dei mortali; è nostra necessità soddisfare ed apprezzare il presente, superare il tedio o la tentazione di sentirci immortali. Paradossalmente la morte è piena di vita, perchè affinchè una cosa viva, qualcosa deve morire; in questo modo la vita si regge su se stessa, mentre la morte come contropartita le conferisce il suo giusto valore.
La vita e la morte sono il vimine con si intessono le Arti Marziali. Il mestiere del guerriero tratta proprio di questo e di nient'altro. E' ancor oggi la presenza della morte, reale o simbolica, a conferire a questo mestiere un potere inusuale, che avvolge le Arti disciplinari nel mistico velo del mistero. Lo stesso velo che rende queste attività un qualcosa di marginale e pericoloso, per quanto c'impegnamo tutti nella loro normalizzazione sociale.
Mettere le etichette di buono o cattivo non è la soluzione al paradigma dell'esistenza, tanto è vero che intervenire in una direzione ci porta spesso ad ottenere l'effetto contrario. Ogni azione interagisce con l'ambiente, non c'è modo di essere invisibili. Persino il non fare è un modo di fare qualcosa, sedersi sotto un albero a cercare la dissoluzione di un desiderio è un desiderio. Se al contrario agiamo ogni passo lascia un'ombra, cambia qualcosa, un qualcosa che d'altra parte è di per se in continuo processo di cambiamento. Noi non siamo alieni alla magia che ha luogo in ogni trasformazione, siamo parte di essa. Il naturale è sostanzialmente l'unica risposta alla questione "intervenire", ma la risposta continua a portarci ad un'altra domanda, il naturale deve essere dunque definito, e in questo senso propendendo in qualunque direzione la bilancia ancora una volta si disequilibrerà.
Per il guerriero la risposta sta nella via dell'azione impeccabile, vale a dire nel rispondere in armonia con la propria natura con tutta l'intensità in ogni atto. Non c'è morale in tutto questo, tuttavia vi è certamente un ethos, uno stile di fare. La natura unica di ogni essere non permette di stabilire vie comuni, rotte estrapolabili per esseri unici, con destini definitivamente differenti. La natura odia ciò che è puro e produce solo esseri distinti, unici.
La magia implicita nell'impeccabilità, nella via naturale, non si può definire a priori, ma osservando con attenzione, quando concorre questo ethos lo fa sempre in concomittanza con premesse come l'economia, l'efficacia, il potere, l'intensità, il disinteresse, la concentrazione e la fluidità. Può essere allenata tale formula? Non credo nel positivismo come soluzione. Per me il cammino in sostanza è più un disimparare che un apprendistato, ma questo lo dico chiaro dopo aver intrapreso un cammino. La vita è simile alla semplicità di un bambino, ma solo dopo l'esperienza di aver smesso di esserlo.
Prima dello Zen, la montagna è montagna;
durante lo Zen, la montagna non è montagna;
dopo lo Zen, la montagna è di nuovo montagna.
L'esperienza di rottura con quanto imparato è dolorosa come quella della nascita stessa. Nessuno cerca veramente il dolore, perciò "i cammini" continuano ad essere imposture o autoinganni. Prima mettiamo tutto il nostro impegno nel sostenere tutta la nostra descrizione del mondo...lo dice anche il proverbio: "vale di più il male conosciuto che il bene da conoscere". Solo quando gli avvenimenti forzano la conflittualità della nostra percezione, quando quando fermiamo la nostra visione del mondo, si aprre una breccia, un'opportunità di cambiamento. Queste sono opportunità desiderate solo a denti stretti, sono catastrofi per ciò che conosciamo, salti nel vuoto, per questo dico che nessuno si iscrive volontario al cammino verso la conoscienza. Qualunque conquista in tale cammino non è programmabile, è un incidente che va oltre la nostra volontà; in questo tutti gli esseri umani sono e siamo tanto semplici e prevedibili qiuanto qualunque altro essere vivente e non ci sono eccezioni.
Ma questo è un panorama ombroso? Io credo di no. La verità non lo è mai, ma la nostra lettura della stessa naturalmente può farci sentire così. Chiarirsi è sempre per lo meno un orizzonte divertente. Invece che togliere i petali alla margherita, forse ciò che bisognerebbe fare è mangiarsela.
Alfredo Tucci